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Coronavirus, la verità sulla pandemia e la sua esasperazione mediatica: un grande alibi per la politica italiana

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Gianluca Mazzini
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Complicato. È veramente complicato vivere in Italia, dove non si sa nulla di quanto accadrà la settimana prossima. Riapriranno le scuole? Ripartiranno i campionati sportivi? Con o senza pubblico? Se non avessimo un sentimento di amor patrio ci sarebbe da provare una sincera invidia per quei paesi dotati di piani di sviluppo già definiti a 10, 20 e 30 anni. Ad esempio il piccolo e potentissimo emirato del Qatar ha messo a punto il progetto Qatar Vision 2030 dove sono pianificati obiettivi da raggiungere e criticità da superare entro quell'anno. L'Arabia Saudita ne ha stilato un altro, si chiama Arabia Vision 2050. E via dicendo. Certo, stiamo parlando di Paesi dove la popolazione è assai contenuta e con ordinamenti che non sottostanno ai riti delle democrazie occidentali, fatti di elezioni, cambi di governi e di strategie politiche.

 

 

Ma da qui a non avere alcuna certezza sul domani ce ne corre. Va detto che in questa fase molti aspetti della vita sono condizionati dal coronavirus. Ma anche senza il Covid le debolezze politiche e strutturali dell'Italia non permetterebbero molti passi avanti. Il virus, che sta paralizzando l'Italia, rappresenta un grande alibi per la politica italiana e non solo. In occasione della manifestazione letteraria Un Libro sotto le stelle, promossa dall'associazione Meridiani che si è svolta la scorsa settimana a Maiori, sul tema si sono confrontati il giornalista Toni Capuozzo autore del libro «Lettere da un paese chiuso» e il virologo Giulio Tarro. La prima sottolineatura uscita dal dibattito è che non si può trattare la pandemia come oggetto di una campagna elettorale e politica, considerando di destra coloro che criticano le norme anticovid e di sinistra chi invece le vuole e accetta di buon grado. Allo stesso modo diventa inaccettabile l'esasperazione mediatica della pandemia, che ha prodotto più danni del necessario. «Non è stato un bello spettacolo vedere la gestione di una situazione drammatica ridotta a polemica politica o mediatica quotidiana», ha chiosato Capuozzo.

Secondo il professor Tarro, che per età ed esperienza resta uno dei virologi più rispettati a livello internazionale, «la chiave di lettura per gestire la pandemie è il buon senso e questo non è sempre stato adottato». Tarro ha ricordato alcuni degli errori in cui si è incappati nella gestione dell'emergenza, dai blocchi dei voli dalla Cina non totali alla ricerca del paziente zero fuori tempo massimo, passando per la riduzione esponenziale delle terapie intensive a partire dal 1997. Ha quindi sottolineato che il lockdown non è l'unico sistema che si è utilizzato nel mondo per combattere il Covid. «In alcuni paesi si è permesso che il virus circolasse tra i giovani isolando solo gli anziani» ha spiegato il virologo, per concludere che non dobbiamo temere la seconda ondata dato che il picco c'è stato tra marzo e aprile e abbiamo ormai le armi per combattere la pandemia, l'ultima delle quali è la terapia sierologica promossa anche dall'amministrazione Usa. Ma soprattutto la raccomandazione fondamentale è quella di difendersi dai tuttologi che continuano a invadere media e social network.

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