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Ursula von der Leyen, follie europee: si inventano pure il coordinatore contro il razzismo

Pietro De Leo
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È stato un discorso da ultrà politicamente corretta quello ieri pronunciato Ursula von der Lyen. La cuspide è nella solennità della sfida lanciata al tema dei temi, il razzismo. «È il momento di cambiare - ha detto la presidente della Commissione Ue - per costruire un'Unione davvero antirazzista, che passi dalla condanna all'azione. E la Commissione sta proponendo un piano d'azione per iniziare a farlo». Ha aggiunto che da Bruxelles arriverà la proposta di allargare l'elenco dei crimini a quelle fattispecie «ispirate dall'odio e di incitamento all'odio, a causa di razza, ireligione, igenere e isessualità». Altri punti saranno lo sviluppo dell'«istruzione e la conoscenza sulle cause storiche e culturali del razzismo», e la nomina del «primo coordinatore antirazzismo della Commissione».

 

Gli intendimenti da Libro Cuore celano alcune insidie. E risiedono in quanto anticipato dal Guardian giorni fa. Secondo la testata inglese, l'agenda antirazzista dell'Ue si baserà (anche) sulla spinta affinché ogni Paese elabori o aggiorni il suo piano nazionale di contrasto. Abbiamo già visto, in Italia, come funziona la pratica, nella mozione che istituiva la "Commissione Segre" dove il confine tra lotta all'odio (sacrosanta) e il processo alle idee (inaccettabile) veniva buttato in aria. Con l'etichetta di "razzismo", com' è noto, vengono liquidati anche gli allarmi che nascono dalla consapevolezza dei contraccolpi pericolosi del fenomeno migratorio.

E cosa ha detto, su questo, la Presidente? «Aboliremo il regolamento di Dublino e lo sostituiremo con una nuova governance europea sulla gestione della migrazione. Con strutture comuni per quanto riguarda diritto all'asilo e rimpatri e un forte meccanismo di solidarietà tra gli Stati membri». Dopo il fallimento dei ricollocamenti della Commissione Junker. Dopo l'evaporazione, di fatto, degli accordi di Malta che ha rigettato la Sicilia nel caos. Ancora promesse.

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