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Coronavirus, dall'epidemia sanitaria a quella morale: in Italia c'è l'odio verso gli anziani

Alberto Luppichini
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 La migliore università, in Italia, è il bar sotto casa o la trattoria di paese dove abbuffarsi in compagnia. Il motivo è semplice. Si tratta di posti spiccioli ma genuini, dove gli italiani si sentono a casa e così si lasciano andare a considerazioni di micidiale buon senso. Da un po' di tempo, non si parla più dei mascalzoni al governo o della rovesciata del fenomenale Ibrahimovic. Qualcosa di più serio e preoccupante ha rubato la scena alla sempreverde politica e al mitico pallone: il tema degli anziani, ormai considerati un accessorio futile e addirittura pericoloso nella nostra società, sempre più portata a venerare i giovani come divinità. Tornando alla nostra trattoria, la discussione fra gli avventori settantenni è più o meno la seguente. Abbiamo lavorato una vita, versato allo Stato contributi che non si meritava, in più siamo stati capaci di crescere i nostri figli. E adesso saremmo noi lo scarto della società? Abbiamo esperienza da vendere e insegnato il mestiere a generazioni di ragazzotti. Ci vuole rispetto. Nel bar sotto casa, all'ora del caffè, un tavolo di giovani discute a voce alta. Il senso è questo. Sintetizzo. Gli anziani sono dappertutto, persino sul posto di lavoro. Non ci valorizzano e, anzi, ci impediscono di avere le promozioni che meritiamo perché loro non si smuovono, da veri egoisti. In fin dei conti, il futuro ci appartiene. La conversazione qui riportata è un condensato del clima che si respira nel Paese, con un pericoloso risentimento dei più giovani verso gli anziani, i quali si limitano a pretendere il rispetto guadagnato con anni di lavoro e sacrifici.

Poca riconoscenza - La brutalità dei giovanotti presuntuosi di oggi è raccapricciante. Essi trascurano un dato sostanziale. Gli anziani, infatti, in assenza dei genitori spesso affaccendati, li hanno cresciuti e allevati con amore. La fatica riversata in fabbrica, nei campi o nella bottega del paesello, il sudore per raggranellare con fatica i primi quattrini e potersi così costruire una casa dignitosa, la preoccupazione di assicurare una prospettiva all'altezza ai propri figli. La storia dell'Italia è, in buona sostanza, la storia dei nostri vecchi, i quali, mattone su mattone, hanno saputo costruire un edificio che ancora oggi resiste, pur con tutti i problemi veri o presunti di cui ci lamentiamo ogni giorno. Lamentarsi, in effetti, non è mai stata prerogativa degli anziani. Semmai, l'auto-commiserazione è pratica assai diffusa fra le nuove generazioni, le quali, per il solo fatto di avere 18 o 20 anni credono di avere il mondo a loro disposizione e di potersi così permettere veri e propri insulti ai danni di chi li ha cresciuti. Il Coronavirus è stato il detonatore finale per la loro stupidità. Aumentata la preoccupazione per il lavoro che non c'è e per un futuro tutto da inventare, l'odio degli italiani verso i "vecchi" si è trasformato in un tic insopportabile e retrogrado. Dati alla mano, il razzismo che colpisce gli anziani è ben più dannoso di quello rivolto agli immigrati, a torto considerati vittime sacrificali della intolleranza. Il fenomeno, nei fatti grave e degradante, ancor di più nel nome (si chiama "ageismo"), ha ormai preso piede nel nostro Paese. Si tratta delle crudeli sofferenze inflitte agli anziani ad opera di comportamenti inaccettabili e disumani dei loro connazionali. Secondo uno studio condotto nel 2020 in tutti i paesi europei, il 28% degli anziani ha riferito episodi di intolleranza, addirittura più di coloro che subiscono atti di sessismo (22%) e razzismo (12%). La tendenza risulta accentuata nell'ambito della sanità, dove il 30% degli ultrasessantenni ha denunciato di aver subìto trattamenti ingiusti a causa dell'età. Le conseguenze sono devastanti. La società francese di gerontologia e geriatria riferisce che essi, in quanto discriminati, vivrebbero in media 7 anni e mezzo in meno rispetto agli altri.

Dal passato al futuro - Per questo motivo, le associazioni di 29 paesi hanno lanciato lo slogan «Old Lives Matter» («Le vite degli anziani contano») per sensibilizzare i cittadini, le istituzioni e i media. Come si vede, la maggioranza, in Italia come in Europa, è rappresentata da persone perbene, tuttavia le mele marce rimangono. I giovanotti presuntuosi, in effetti, non finiranno mai di logorarci l'anima, ma la pazienza dei nostri anziani non può durare ancora a lungo. Tucidide, storico greco, amava dire: «Bisogna conoscere il passato per capire il presente e orientare il futuro». L'Italia fa di tutto per cancellare il suo passato. Come possiamo avere un futuro?

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