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Roberto Gualtieri, il ministro che spende in bonus ma non investe

Paola Tommasi
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Come su "Scherzi a parte". Prima il presidente Conte e il ministro Gualtieri si vantano di aver avuto i soldi del Recovery Fund dall'Europa, poi dicono di non volerli usare perché scoprono, dopo mesi che è noto a tutti, che generano altro debito pubblico e, con tutto quello che hanno accumulato nel 2020 per distribuire bonus, l'Italia non può permetterselo. O forse questa è la giustificazione ufficiale mentre quella vera è che il governo non ha un piano credibile di utilizzo dei fondi Ue oppure, peggio ancora, con quelle risorse deve coprire i buchi di bilancio creati da marzo scorso con la scusa del virus per acquisire consenso.

E infatti, mentre si oppone categoricamente alle proposte di nuovi investimenti produttivi, il ministro dell'Economia è pronto invece ad aprire i cordoni della borsa, facendo ancora deficit, per un quinto decreto ristori da 20 miliardi di euro. Una strategia lontana anni luce da quella che illustrò Mario Draghi all'inizio dell'emergenza distinguendo tra "debito buono" e "debito cattivo" nella gestione della risposta alla crisi economica scatenata dal Covid. È dunque evidente che, con l'impostazione del governo Pd-5 Stelle, l'Italia propende per il "debito cattivo", a scapito delle future generazioni che dovranno ripagarlo ma che adesso ancora non votano né rilevano nei sondaggi. E tradendo lo spirito di ricostruzione post pandemia europeo, ben accolto a parole ma non rispettato nei fatti con partite di giro dei fondi.

IL DEBITO "CATTIVO" 
L'ultima dimostrazione viene dal confronto avuto dal ministro dell'Economia con la delegazione di Italia Viva di Matteo Renzi. In quella sede, Roberto Gualtieri ha esplicitamente affermato che il suo esecutivo non farà ricorso né ai 172 miliardi del Recovery Fund per nuovi progetti di sviluppo del Paese né ai 36 miliardi del Mes per rimettere in sesto il sistema sanitario nazionale. Piuttosto preferisce utilizzare i prestiti dell'Europa per aggiustare i conti pubblici, fuori controllo dopo un anno di regalie a destra e a manca. Quando in realtà per rientrare in un sentiero di sostenibilità del bilancio dello Stato si potrebbe cominciare una volta per tutte a tagliare gli sprechi, quella famosa revisione della spesa improduttiva tante volte invocata in passato, ancorché mai realizzata, ma sparita perfino dalle buone intenzioni con Conte e grillini al potere. Anche perché, in quest'ottica, i primi ad essere cancellati sarebbero proprio i costosissimi sussidi da loro stessi introdotti, reddito di cittadinanza incluso.

Questo sì che rappresenterebbe l'inizio di un percorso di risanamento dei conti che farebbe acquisire credibilità all'Italia in Europa, non il mero blocco degli investimenti, cioè della spesa produttiva, che significa inibire l'ammodernamento del Paese e frenare la crescita del Pil. Invece si continua con cassa integrazione per tutti e proroga del blocco dei licenziamenti, che possono andar bene in un primo momento ma non per sempre, rinviando ulteriormente la presa di coscienza della grave crisi in atto e la messa in opera delle azioni conseguenti. Così non solo si ritarda l'inizio della ripresa economica ma si fa lievitare l'ammontare del "debito cattivo". A ulteriore conferma, tra l'altro, che i soldi dei decreti "Cura Italia", "Liquidità", "Rilancio", "Agosto", dei quattro decreti "Ristoro" e della Legge di bilancio, totale 132 miliardi di euro in nove mesi, sono stati utilizzati male perché non hanno risolto i problemi. Piuttosto che cambiare strategia, guardando più al lungo periodo che al breve, si comincia il 2021 con un nuovo scostamento di bilancio da altri 20 miliardi da distribuire sempre con il solito criterio di piccoli bonus a famiglie e categorie produttive per tenerle buone. In questo caso per il ministro Gualtieri il tema della sostenibilità del bilancio non si pone. Di trovare un punto di equilibrio tra tutela della salute e ripartenza, guardando al futuro, neanche a parlarne.

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