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Renata Polverini paga carissimo il "tradimento" nel nome di Conte: che brutta fine (in televisione)

Francesco Specchia
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Ricordati che Polverini sei e Polverini ritornerai. Biblicamente, da ora in poi - fatto fuori Conte e con Draghi dio onnipotente ed eterno - per Renata Polverini e gli altri "responsabili", le animelle perdute del Parlamento, sarà un eterno mercoledì delle Ceneri. Tornati alla nuda terra, recita la Genesi; e condannati «alla fatica del lavoro e alla morte (politica)», invece che a un posto da sottosegretario. Esiliatasi, dopo anni di comizi fascistosi, dal Giardino dell'Eden del centrodestra per transumare con sofferenza nella componente del Centro Democratico-Italiani in Europa, Polverini è diventata il simbolo di quanto il cattivo tempismo, in politica, possa dimostrarsi impietoso.

 

 

Sempre con quel suo volto arcigno da indiano Navajo della Garbatella, sempre con quella astuzia politica spacciata per estremo sacrificio patriottico, l'ex governatrice del Lazio, in queste ore, sta mordendosi le mani. Anche perché ha preso una sequela di sberle che neanche Gianni, l'incassatore dei Brutos. Aveva lasciato il centrodestra per sostenere il governo Conte e probabilmente assicurarsi una futura candidatura nel paventato partito "del 26%" dell'ex Presidente del Consiglio; e ora non c'è più Conte, figuriamoci il partito di Conte. Aveva voltato le spalle al Berlusca che la sottrasse più volte all'oblio; e invece ora, non solo si ritrova Silvio davanti ma anche Salvini didietro (ed entrambi hanno, per i tradimenti, la memoria del cardinal Mazarino), entrambi alleati in un esecutivo che mai lei avrebbe immaginato.

NON VA PIÙ IN TV
Si era spinta, sotto l'egida di Forza Italia, verso un progetto politico tutto suo, con simbolo paraculissimo, un cerchio rosso pennellato di tricolore, e uno slogan "Con te", che, col senno di poi, letto tutt' attaccato, ne avrebbe disvelato il vero destino: ottenere almeno un posto di sottogoverno nel Conte-ter. Ma andrà già bene se adesso la destineranno al sottoscala. Aveva giustificato, Renata, l'atto eversivo di iscriversi al Misto componente "democratica" di Tabacci (proprio lei che teneva i comizi davanti a militi di Casa Pound e camerati di varia foggia) come «un atto di responsabilità» contro i deliri di Renzi. E si è ritrovata con l'uomo di Rignano vincitore assoluto, che in ogni occasione mediatica non perde occasione di trattarla come una colf senza permesso di soggiorno. Aveva guardato dall'alto in basso Sandra Lonardo in Mastella - altra "responsabile" ma con la vista immensamente più lunga - che si era sfilata dalla sgangherata banda dei "costruttori" appena era apparsa chiara la loro immensa confusione in tema di giustizia. E ora la Lonardo, rispetto a Renata e a quella comitiva raccogliticcia e priva del senso della semantica, appare una statista con la coerenza di Giovanna D'Arco. Polverini non va neanche più in tv, che era la sua forza. Perché se proprio urge rappresentare il partito dell'atomo, be', al limite invitano il frontman, quel vecchio volpone di Bruno Tabacci il quale almeno in materia economica ne sa di molto.

 

 

SENATORI SUPERFLUI
In queste ore, suggerisce il collega Fabrizio Roncone sul Corriere della sera, Polverini, prima avezza a fare l'allegrona davanti ai cronisti è scomparsa dal radar ritrovandosi probabilmente con l'amica Maria Rosaria Rossi ex "badante" di Silvio a sospirare sui vecchi tempi in cui respiravano potere. C'è da dire che Polverini non è sola. I dieci senatori superflui che per una settimana s' erano illusi di poter mettere in scacco l'intero Parlamento tornano ad essere pallide figure. Passano il funambolo Causin e il maestro di galleggiamento nautico De Falco. E fa quasi tenerezza osservare Ricardo Antonio Merlo presidente del Maie mentre balbetta la sua stizza nel «vedere che il 90% del Parlamento italiano è diventato europeista e costruttore»; e mentre invoca, senza particolare convinzione, «una politica vera per gli italiani all'estero» da parte di Draghi. E via via tutti gli altri. 

 

 

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