Cerca
Logo
Cerca
+

Matteo Salvini, retroscena sui ministri di Mario Draghi: quelle due brutte sorprese

Antonio Rapisarda
  • a
  • a
  • a

Lega e Forza Italia rientrano ufficialmente insieme al governo, come non accadeva dal lontano 2008, ma per la prima volta senza i propri leader convolti direttamente nella squadra e con una pattuglia che - come ammette Matteo Salvini - è stata comunicata dal premier incaricato Mario Draghi solo pochi minuti prima del suo ingresso al Quirinale. È il segretario della Lega a commentare a caldo il nuovo esecutivo di unità voluto da Sergio Mattarella: «Imprese, turismo, disabili - questo il flash -. La Lega è da subito al lavoro pancia a terra per aiutare e rilanciare il cuore dell'Italia». Le prime parole ragionate, affidate ad Enrico Mentana, registrano poi un Salvini ufficialmente soddisfatto per aver visto confermato ciò che era emerso dai colloqui con l'ex presidente della Bce: «Avevamo chiesto il ministero per le Disabilità ed è stato creato, avevamo chiesto un ministero ad hoc per il Turismo, il settore che ha sofferto di più, e c'è. Non vediamo l'ora di cominciare a lavorare». Postazioni - come fanno notare gli osservatori - tutte occupate da esponenti dell'ala moderata del Carroccio. Oltre ad Erika Stefani e a Massimo Garavaglia, a spiccare su tutti è la nomina ampiamente prevista di Giancarlo Giorgetti allo Sviluppo Economico: un riconoscimento per il numero due del Carroccio, grande sponsor dell'agenda Draghi sulla quale l'ala nordista del partito ha investito molto. Se questo rappresenta il bicchiere mezzo pieno - con il messaggio implicito che vuole la svolta responsabile di Salvini "premiata" ma attesa adesso dalla prova del governo in coabitazione con gli europeisti - il primo mal di pancia giunge scorrendo la lista dei confermati dall'esperienza del Conte II. Proprio su due fronti caldissimi per la Lega: immigrazione e salute.

 

 

«DISCONTINUITA'»
«Su alcuni temi serve discontinuità - ha messo in chiaro Salvini -: Lamorgese e Speranza o cambiano marcia e cambiano sprint o avranno bisogno di aiuto e sostegno, mettiamola così». Una parola, infine, è giunta anche a chi gli chiedeva un commento sulla nomina di Giorgetti, date alcune divergenze emerse tra lui e il segretario: «Io sono orgoglioso se la Lega mette a disposizione uomini e donne al governo Draghi», ha tagliato corto Salvini precisando come «io ascolto tutti ma l'ultima parola nella Lega è la mia». Anche in casa Forza Italia - che raggiunge lo stesso numero di ministri di Lega e Pd - si registra positivamente l'indicazione di tre esponenti nell'esecutivo Draghi. Se Antonio Tajani, vicinissimo all'ex governatore di Bankitalia e papabile fino all'ultimo momento è rimasto un po' a sorpresa fuori, ad entrare nello stesso ministero (quello della Pubblica amministrazione) occupato nell'ultimo governo Berlusconi è Renato Brunetta. Per Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, invece, le caselle assegnate riguardano gli Affari regionali e il Sud. I tre neoministri non nascondono la propria soddisfazione ringraziando - oltre a Mattarella e a Draghi - Silvio Berlusconi. Il Cavaliere attende solo la tarda serata per esprimere il suo apprezzamento ed assicurare che «Fi farà la sua parte»: una tempistica che tradisce un certo malumore, come si fa notare da ambienti vicini al leader azzurro, per l'individuazione e il peso specifico degli incarichi ottenuti (tutti dicasteri senza portafoglio). Si parla addirittura di una telefonata fra il leader azzurro e Draghi dove sarebbe stata lamentata la mancata assegnazione da parte dell'ex premier di un dicastero «di peso» per l'ex Presidente del Parlamento europeo Tajani.

 

 

«LIVELLO INFERIORE»
E il centrodestra di opposizione? Per Giorgia Meloni il governo Draghi non si presenta di certo sotto la veste migliore. «Le grandi aspettative degli italiani sull'ipotesi di un governo dei "migliori" in risposta all'appello del Capo dello Stato per fare fronte alla drammatica situazione dell'Italia si infrange nella fotografia di un esecutivo di compromesso che rispolvera buona parte dei ministri di Conte». La leader di FdI punta il dito proprio su una delle caselle strategiche, quella del Lavoro affidata al Pd: «I nostri timori di un governo ostaggio della sinistra vengono confermati. Sono molto preoccupata per il nostro tessuto produttivo e per i milioni di italiani che rischiano il posto di lavoro».

 

Dai blog