Cerca
Logo
Cerca
+

Gelosia, "perché è colpa di tua madre": una scomoda verità su un sentimento pericoloso

Melania Rizzoli
  • a
  • a
  • a

Li continuano a chiamare delitti passionali, e il movente sarebbe l'amore. Molti femminicidi che hanno riempito le cronache di questi ultimi anni sono stati definiti dai media "omicidi eseguiti per gelosia", come se questo sentimento, citato accanto ad ognuna delle vite spezzate, implicasse un connubio scontato e indissolubile con azioni liberticide violente e definitive. La gelosia invece, pur essendo una delle forme più diffuse e sottovalutate di violenza, sebbene con varie gradazioni, è un sentimento naturale e istintivo che non include affatto una implicita valenza criminale e non "acceca" gli assassini, poiché coloro che uccidono la propria moglie, compagna o fidanzata sono dei lucidi killer permeati da uno "spirito punitivo" e di sopraffazione, che nulla ha che vedere con la gelosia, in quanto produttivo di aberranti reazioni emotive e comportamentali verso le vittime percepite come "insubordinate" che affonda le radici in un sentimento deviato di appartenenza.

 

 

La gelosia non è mai "sana" come spesso si dice, bensì sempre patologica, poiché deprime e inquina la qualità di vita mentale e personale del soggetto che la prova, che soffre, si tormenta e non ragiona, e lede la libertà fisica e psicologica di chi la subisce, che la vive come una forma di violenza morale, ma non è mai un sentimento criminale che spinge all'omicidio per risolvere l'ansia da separazione. L'amore che viene difeso con la gelosia infatti, si vuole salvarlo, preservarlo, magari recuperarlo, ma non ucciderlo. Nella nostra società purtroppo vengono ancora diffusi messaggi positivi rispetto a questo sentimento, tipo "se non sei geloso non è vero amore", "un po' di sana gelosia è necessaria", "se non provi gelosia non tieni alla persona amata" ecc, tutte frasi di Neocinismo che sono indicative di una mentalità arretrata e sessista, incapace di trovare una visione coerente della vita. Si può discutere sul grado di gravità della gelosia, un comportamento mai equilibrato, ma questa reazione non è una prova d'amore, perché l'amore, quello vero, non può prescindere dal lasciare all'altro la libertà, libertà che include anche quella di non volersi più bene. Difficile da accettare certo, ma la limitazione della libertà altrui è una tipica espressione della violenza psicologica, ma non di una violenza criminale. Chiunque desideri che il partner sia un po' geloso ha in realtà una visione dell'amore con catene che è tipica delle persone deboli, fragili ed insicure, prive di un solido carattere e timorose dell'abbandono.

 

 

PAURA DEL TRADIMENTO
Recenti studi hanno dimostrato che c'è un rapporto tra il tipo di attaccamento sviluppato con i genitori durante l'infanzia e la gelosia provata da adulti, nel senso che chi ha avuto genitori poco presenti, poco accudenti, inaffidabili e anaffettivi, una volta adulto è più propenso alla gelosia, e inadatto a vivere relazioni stabili basate sulla fiducia, a causa della propria insicurezza e della paura della privazione affettiva. Ciò che fa scattare la gelosia infatti, è il timore di essere traditi, di perdere la persona amata, di essere abbandonati, ed essa viene vissuta come una ferita ai propri sentimenti, un attacco al proprio orgoglio e una lacerazione dell'anima, nella sua parte più fragile ed indifesa. Inoltre la gelosia porta con sé un ventaglio di emozioni diverse e contraddittorie, come odio e amore, tristezza e gioia, dolore, rabbia, speranza e rassegnazione, paura e coraggio, vergogna e risentimento. La gelosia è patologica in quanto in grado di modificare i pensieri, sentimenti e comportamenti anche quando mancano prove oggettive che dimostrino l'infedeltà, diventando un pensiero fisso che domina le giornate, il quale induce a mettere in atto azioni che inquinano la relazione affettiva tra i partner, quali scoppi d'ira, minacce o violenze verbali o fisiche.

 

 

Quando questo sentimento naturale, finalizzato a proteggere la propria relazione, diventa invece ossessivo e morboso, può diventare incontrollabile, assumendo le caratteristiche dell'ossessione, e la mente del geloso patologico viene invasa da contenuti mentali come, pensieri, immagini e ricordi di tipo intrusivo e ruminante; e da uno stato di perenne e gravosa preoccupazione si generano interminabili scene di strazio, richieste di spiegazioni, fino a tutta una serie di azioni per spiare il partner, dal cellulare al pedinamento online e sui social network. Nella gelosia ossessiva inoltre, tutte le rassicurazioni del partner, per quanto esaustive e convincenti, risultano inefficaci, e destinate a crollare al manifestarsi di un nuovo ed eventuale dubbio. Essendo strettamente legata all'ansia, a una bassa autostima e al timore di essere lasciati soli, la gelosia si trova in tutti i disturbi d'ansia, in quelli depressivi e di personalità, e tali pazienti spesso iniziano ad avere attacchi di panico, che sono la forma più estrema dell'inconscio per scaricare le molte tensioni ed emozioni negative accumulate e non liberate.

OGGETTO DEL CONTENDERE
La gelosia accompagna l'essere umano fin dalla prima infanzia, e viene alimentata via via da situazioni diverse durante la crescita, verso le figure genitoriali per esempio, verso fratelli o sorelle, e si evidenzia in particolari contesti sociali quali l'ambiente scolastico o di lavoro (gelosia da competizione) fino ad arrivare a quella provocata da eventi che minacciano la propria vita affettiva. Spesso tale sentimento è associato all'invidia, con la differenza che nella gelosia l'oggetto del contendere è qualcosa che si possiede e si ritiene proprio, cosa che stimola l'istinto alla possessività, mentre nell'invidia quell'oggetto è qualcosa che qualcun'altra possiede, ma al quale si aspira fortemente, sia esso una posizione sociale, una qualità o una persona specifica. Uomini e donne provano differenti tipi di gelosia, in quanto i primi temono di più il tradimento sessuale, mentre le seconde quello sentimentale, ma in ogni caso anche se tale sentimento rende "incapaci di intendere e di volere" il suo senso di possesso non può in alcun modo giustificare la violenza contro il partner o addirittura la sua uccisione.

Queste sono giustificazioni frutto di una cultura patriarcale di cui il "delitto d'onore" è stato per anni il simbolo, e dal quale da anni l'Italia ha preso le distanze, anche giuridiche, e dal quale si è emancipata. Eppure quanto più la donna si afferma come uguale in dignità, libertà, valori e diritti all'uomo, tanto più alcuni uomini reagiscono in modo violento, minacciandola, picchiandola e talvolta uccidendola. Per fortuna questo accade sempre meno frequentemente in tutti coloro che sono insicuri, che non hanno fiducia in se stessi, e che invece di capire cosa non va nella propria vita e nella propria mente, pensano di salvaguardare la propria illusoria virilità negando all'altro la possibilità di esistere senza di loro. Ma per favore non parliamo più di delitti d'amore, di amore criminale o di gelosia, perché la causa di un omicidio "passionale" non consiste tanto nell'intensità di un sentimento o di una emozione, quanto piuttosto in un fattore patologico che ha compromesso la consapevolezza e la pericolosità dell'omicida, anche perché è lui e lui solo ad essere affetto da una sindrome psichiatrica ansiosa talmente grave da alimentare desideri egoistici, perlopiù deliranti ed appunto omicidi.

Dai blog