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Mario Draghi, chi ha fatto i soldi con lo spread? Tutto è iniziato con lui

Giuliano Zulin
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Adesso lo spread non fa più notizia. Siamo intorno a quota 90. Cioè significa che il rendimento di un Btp decennale, debito tricolore che sarà restituito all'investitore nel 2031, è vicino a quello di un solidissimo Bund tedesco. Il Tesoro paga "appena" lo 0,6% circa all'anno a un fondo, una banca o un semplice risparmiatore che decide di tenersi un pezzo del disavanzo pubblico per un decennio. Miracolo. Nonostante il rosso pubblico sia cresciuto di 159 miliardi nel 2020. Con questi "costi" è inutile ormai che il governo nascente adotti il Mes sanitario, non converrebbe finanziariamente. Il merito di questo raffreddamento? Tutto è iniziato con Mario Draghi presidente della Bce.

 

 

Nel luglio 2012 pronunciò la famosa frase «whatever it takes», a qualsiasi costo avrebbe salvato l'euro. Poi nel 2015 il famoso Qe, ovvero la creazione dal nulla di oltre 2mila miliardi di euro utilizzati per comprare debiti statali e societari. Una cifra simile a quella che fino al prossimo anno tirerà fuori dal cilindro madame Lagarde col Qe anti-pandemia. Se c'è un grande, immenso, compratore sul mercato è matematico che il prezzo del titolo di Stato salga, mentre inversamente crolli il rendimento, l'interesse che si paga per ottenere i soldi in prestito.

 

 

Sembra dunque preistoria il 2011-2012 quando lo spread arrivò a 576 punti e il Tesoro, per piazzare un Btp decennale, necessario per mantenere la spesa pubblica, doveva promettere cedole del 6-7%. In quel periodo si paventava addirittura il rischio default per l'Italia. La Bce non aveva ancora iniziato a pompare denaro. Ma chi invece non ha avuto paura dello spread ha fatto i soldi. Se un risparmiatore avesse acquistato un Buono decennale in quel periodo si sarebbe portato a casa rendimenti mai più visti. Se invece lo stesso investitore avesse deciso di vendere il titolo di credito prima della scadenza naturale, avrebbe comunque incamerato una bella plusvalenza, poiché appunto l'intervento massiccio della Banca centrale sul mercato ha incrementato il prezzo. Sono stati dei patrioti coloro i quali hanno scommesso sulla solidità della Penisola? No, però era pure sciocco credere ai catasfrofisti: l'Italia non aveva problemi con banche greche, spagnole o irlandesi, inoltre gli italiani sono poco indebitati e vantano invece ingenti patrimoni mobiliari e immobiliari. Insomma, non c'era rischio.

 

 

Eravamo in presenza di una bolla, all'epoca negativa, che negli anni è scoppiata a vantaggio di chi guardava ai fondamentali e non a un titolo di giornale. Il nostro Paese, nonostante i politici è solido, e adesso è tornato alla normalità. Meglio però che i piccoli risparmiatori non comprino titoli di Stato ora. Ci perderebbero. La montagna di liquidità irrorata dalla Bce ha creato un'altra bolla.

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