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Matteo Salvini e la svolta filo-Ue? Il ruolo di Rocco Buttiglione: amico di Giorgetti e ben introdotto con i tedeschi

Francesco Specchia
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E se dietro la conversione della Lega da "euroscettica" a "euroriformista" ci fosse un grande vecchio d'estrazione morotea? E se dietro l'astuta strategia di Giancarlo Giorgetti di traghettamento del Carroccio verso il Partito Popolare ci fosse quella vecchia volpe di Rocco Buttiglione? Che, diciamo, è un po' come se Boris Johnson si attovagliasse con Cirino Pomicino, o Orban con Mastella: cosa possibile in natura, ma assai improbabile.

«Aspettati una smentita, ma è tutto vero: Giorgetti sta consolidando il vecchio progetto di Kohl, il più grande allargamento possibile in Europa del Ppe, grazie ai buoni uffici di Rocco Buttiglione», mi confida uno storico dirigente che bascula tra Chigi e il Ministero dello Sviluppo, forte delle sue trenta crisi di governo e dei mille cambi d'esecutivo. Pare sia vero. Giorgetti è in ottimi rapporti col filosofo democristianissimo già Segretario Cdu, presidente Udc, ministro delle Politiche Comunitarie, Ministro dei Beni Culturali, mente finissima oggi tornato all'insegnamento nella Pontificia Università Lateranense. E il sussurrato Buttiglione, classe '48, politicamente non è affatto morto, anzi è vivissimo e lotta insieme alla Lega. Anzi, diciamo che è la Lega che lotta con Buttiglione.

 

 

Lo scopo del Carroccio è l'attuazione una strategia di lungo termine che gli potrebbe consentire, tra qualche anno, di governare in Italia col placet del gruppo parlamentare del Ppe, dato che dovrebbe finire col farne parte. Il primo passo del piano sta nello sganciarsi, gradualmente, dal gruppo euroscettico di destra Identità e democrazia, i cui membri -specie il vicepresidente tedesco Jörg Meuthen di Afd- considerano Draghi «il becchino dei contribuenti tedeschi» e il Recovery Fund la peggior iattura per la Germania.

Ed è il motivo per cui Marco Zanni, giovane e accorto presidente di Id, ha redarguito il suo vice, difendendo Draghi a spada tratta. Il secondo passo è farsi accettare e iniziare un dialogo serrato coi popolari tedeschi - la vera forza d'urto del Ppe - partendo dalla Csu, Unione Cristiano -Sociale il "partito egemone" in Baviera «che è più semplice da avvicinare», usato come una sorta di camera di compensazione per poi arrivare nelle grazie della sorella Cdu, l'Unione Cristiano-Democratica. E per arrivarci, alla Cdu, serve, appunto, l'accreditamento di un Buttiglione. I tedeschi bisogna conoscerli. «E Rocco è un vecchio pupillo di Kohl, conosce tutti di quel giro: la Merkel, Koch, Brok, Schäuble.

 

 

 

È soprattutto amico di Armin Laschet che è il nuovo segretario Cdu anche se non è detto che diventerà cancelliere», mi dice l'alto dirigente. E continua: «Per iniziare a dialogare con la grande famiglia dei Popolari erano previste tre condizioni: Draghi premier, l'approvazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) e la metamorfosi della Lega, dato che Salvini diciamo che non gode di grande credito in Europa. Sono, se vuoi, i 'comportamenti conseguenziali' di morotea memoria».

Giorgetti come Moro è un concetto affascinante. Una volta convinti i tedeschi, la Lega avrà gioco facile con gli altri membri del Ppe come gli ungheresi di Orban e i polacchi di Jarosaw Kaczyski, tutti amici di Buttiglione, che verranno dietro quando si tratterà di fare la domanda di ammissione al gruppo parlamentare. Si tratta ora di tessere la tela. Buttiglione, formalmente è fuori dai giochi di Palazzo; l'ultima sua uscita pubblica è stata il mese scorso, dove ha benedetto la Scuola di Formazione politica dell'Udc di Cesa.

Eppure, i suoi legami con l'europeismo cattolico rimangono fortissimi. D'altronde l'Europa laica ha un debito con lui con un episodio di cancel culture anti-cattolica che impressionò anche noi laici. Nel 2004 quando José Barroso subentrò a Prodi al vertice della Commissione, il governo Berlusconi-2 indicò Buttiglione - ministro in per le politiche comunitarie - come commissario Ue per il portafoglio "Giustizia, libertà e sicurezza". Rocco saltò perché, a una domanda di un parlamentare olandese del Pse, diede una risposta, da cattolico, sull'omosessualità considerata «come peccato ma non crimine». Tanto bastò per farne ritirare la candidatura a favore del laico Franco Frattini. Per la raffinata intelligenza del prof l'"operazione -pulizia" della Lega potrebbe essere il suo capolavoro e la sua piccola rivincita.

 

 

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