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Roberto Formigoni avverte Draghi: "L'esercito di nuovi poveri che non dobbiamo abbandonare"

Giuseppe Conte e Rocco Casalino

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Un milione di poveri in più in Italia in un solo anno, il 2020, il primo della pandemia. Il numero totale di persone in povertà assoluta cresce fino a 7,4 milioni, quasi un italiano su otto. È, a mio avviso, la notizia più drammatica di questa settimana, quella che fotografa meglio la tragedia della pandemia; più ancora della sofferenza delle famiglie costrette da un giorno all'altro a tenere a casa i figli da scuola, mi perdonino i genitori, non sottovaluto affatto le loro fatiche e la ricerca affannosa di una soluzione che non sempre si trova; più ancora dell'altalena dei vaccini che oggi ti dicono ci sono, li prenoti, e poi non ci sono più, e aumentano l'ansia e la depressione. Ma la povertà assoluta a cui sono ridotte persone e famiglie, minori (tanti, tantissimi minori!), uomini e donne che fino a ieri avevano l'umile orgoglio di chi riesce a mantenere da sè i propri cari, e improvvisamente non ce la fanno più, e cercano di arrabattarsi e di resistere nonostante tutto ma non ce la fanno proprio più, e devono fare la fatica di chiedere, loro che magari non hanno mai dovuto chiedere, devono sopportare quella che per loro è l'umiliazione di domandare il cibo da dare ai loro figli: beh, credo che sia il fatto più sconvolgente. E questa volta a essere più colpito è il Nord dell'Italia, con un tasso di povertà assoluta che passa dal 5,8% al 7,6% per le famiglie (218mila famiglie in più del 2019) e dal 6,8% al 9,4% per le persone singole (720 mila persone in più del 2019 in povertà assoluta). Questo perchè, a causa del costo della vita più elevato, nel Settentrione si può essere indigenti anche se si ha un piccolo reddito, che però non dà diritto ad alcuna integrazione di welfare.


Le file alla Caritas - Certo, le avevamo viste in questi mesi le file che si allungavano sempre più davanti ai punti di distribuzione della Caritas o del Banco Alimentare, centinaia e centinaia, migliaia e migliaia di persone ogni giorno, con la testa bassa per la paura di guardare gli altri negli occhi, di essere riconosciuti, perchè sentivano la povertà come una colpa e non avrebbero saputo come giustificarsi. È questo l'aspetto più terribile di queste storie di persone gettate sul lastrico perchè è scomparso da un giorno all'altro il lavoro precario che li manteneva appena sopra la linea di galleggiamento, e un altro lavoretto, un qualsiasi lavoretto non l'hanno trovato perchè non c'è più. È questo che mi fa pensare che dovremmo abbracciarli tutti, queste nostre sorelle e questi nostri fratelli, a uno a uno, per dirgli che non hanno perso affatto la loro dignità, che la povertà non è una colpa, perchè anche noi siamo poveri come loro e anche più perchè magari siamo poveri dentro. E penso che ciascuno di noi potrebbe, o forse proprio dovrebbe, sentire il dovere di fare personalmente qualcosa per loro.

Gesti concreti - Perdonatemi se insisto: fare personalmente qualcosa per loro, fargli capire che ci siamo accorti di quel che loro vivono. Magari, anzi quasi sicuramente, tra loro ci sono persone che conosciamo, un parente che non vediamo da tempo, un ex collega, il padre di un compagno di nostro figlio... Io credo che a volte basti un gesto d'amicizia, una visita, un dono, una telefonata sincera e non formale, domandare come possiamo aiutare...: insomma una parola, un gesto che gli faccia capire che sono ancora parte della nostra comunità, che non li dimentichiamo, che possono domandare liberamente. Per fortuna ci sono migliaia di persone che già si comportano così, penso ai tanti volontari delle organizzazioni caritative, che fanno un lavoro stupendo di raccolta del cibo e dei generi necessari, lo imbustano, lo fanno arrivare, lo distribuiscono con un sorriso nei posti stabiliti, penso ai ragazzi che si sono organizzati per andare nelle case a chiedere se possono aiutare a garantire le provviste o ad accudire le persone. Un anno fa, all'inizio di tutto, qualcuno diceva che alla fine della pandemia saremmo stati migliori, un'affermazione un po' ingenua che le tante sciagure che si sono susseguite e le tensioni che si sono abbattute su milioni di persone hanno provveduto a smentire. Neppure io credo che riusciremo ad essere migliori. A meno di un miracolo, ma un miracolo grosso. Però iniziative come quelle che ho ricordato, e ve ne sono cento volte tante, e i gesti di solidarietà che ciascuno potrebbe fare, se moltiplicate per mille volte mille, un pezzettino di realtà migliore potrebbero lasciarci in eredità.robero 

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