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Matteo Bassetti, i monoclonali funzionano davvero contro il Covid: "Ricoveri e decessi ridotti dell'85 per cento"

Alessandro Gonzato
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Che gli anticorpi monoclonali fossero un'arma potente contro il Covid Libero lo scrive da mesi, non sulla base di teorie precostituite ma sentiti gli esperti e osservate le statistiche. Le ultime sono della britannica GlaxoSmithKline e dell'americana Vir Biotechnology: certificano che nel caso del farmaco Regeneron, basato sugli anticorpi "casirivimab" e "imdevimab", se i monoclonali vengono somministrati nella fase iniziale della malattia (in Italia il protocollo prevede entro 10 giorni) riducono i ricoveri e i decessi dell'85%. L'efficacia dell'altra cura approvata, quella col farmaco "Bamlanivimab" dell'azienda Eli Lilly, è del 70.

Il professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive del San Martino di Genova, ha iniziato a curare alcuni malati con gli anticorpi monoclonali Insomma: guariscono 3 pazienti su 4. La sperimentazione è stata fatta su un campione di 583 pazienti e i dati sono stati verificati da un ente indipendente. Le statistiche sono importanti, ma la quotidianità rende l'idea ancora meglio. Ieri il professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie Infettive dell'ospedale San Martino di Genova, ha fatto sapere che assieme alla propria equipe in meno di una settimana ha cominciato a curare coi monoclonali 9 persone. «Stanno tutte bene e per il momento sono tutte a casa. La sensazione nella pratica clinica», ha sottolineato, «è che funzionino davvero bene. Qui la situazione ospedaliera è tranquilla, come sempre durante questa terza ondata in Liguria, che oggi si potrebbe definire un'ondina».

 

 

 

Bassetti ha informato anche sulla tipologia dei pazienti già trattati al San Martino, «soprattutto persone tra i 70 e gli 80 anni e con altre patologie». Poi ha aggiunto: «I monoclonali sono una sorta di paracadute rispetto al ricovero». I primi ospedali a ricevere la prima parte delle 150mila dosi comprate dal commissario all'emergenza Figliuolo sono stati quelli della Lombardia, del Veneto, delle Marche, della Campania, del Lazio, e appunto della Liguria. Ma la cura divenuta celebre, con annesse stucchevoli polemiche, dopo la guarigione lo scorso autunno dell'allora presidente americano Trump è ormai cominciata in tutt' Italia. Ieri il Policlinico Sant' Orsola di Bologna ha preso in carico il primo paziente, trattato col Bamlanivimab.

In Emilia Romagna sono state consegnate circa 2.500 dosi e oggi ne sono attese altre mille destinate ad altrettanti pazienti. Ieri anche l'ospedale di Jesi, in provincia di Ancona, ha trattato il primo paziente, un 44 enne risultato positivo al virus il 21 marzo e affetto da una forma di immunodeficienza. L'ospedale, evidenzia una nota dell'azienda sanitaria locale, è stato il primo nelle Marche «a formulare un progetto in merito a tale trattamento, per il quale le evidenze scientifiche in letteratura depongono per una particolare efficacia». La cura è iniziata anche all'ospedale di Pescara, in Abruzzo, su un 82enne. L'Aifa ha stabilito che può accedere all'iniezione chi è affetto da gravi patologie, in questo caso anche chi ha tra i 12 e i 17 anni, chi ne ha più di 55 e soffre di malattie cardiovascolari o respiratorie croniche, e gli over 65 che abbiano almeno un fattore di rischio.

 

 

Il presidente della Società italiana di farmacia ospedaliera, Arturo Cavaliere, intervistato dall'agenzia di stampa Dire ha affermato che «l'obiettivo comune a tutto il Paese sarà quello di curare coi monoclonali per ridurre le ospedalizzazioni». Negli Stati Uniti l'ente di controllo sui farmaci, l'Fda, ha bloccato l'uso dei monoclonali prodotti da Eli Lilly, ma attenzione, solo se usati da soli, quindi se non associati ad altre terapie. I detrattori della "cura Trump" esultano, ma il professor Guido Silvestri, docente alla Emory University di Atlanta, ha fatto subito chiarezza: «Prima che si scateni la solita disinformazione, la decisione è stata presa perché in alcuni Stati americani circolano le varianti sudafricane e brasiliane, che sono resistenti a quest' anticorpo, se usato da solo. La distribuzione del farmaco Eli Lilly quanto del Regeneron va avanti esattamente come prima».

 

 

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