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Vittorio Feltri e la politica come serbatoio dell'inutilità: dai banchi a rotelle alle battaglie gender, il lungo filo comune

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Vittorio Feltri  

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Quante cose inutili affronta la politica spacciandole per decisive ai fini della nostra vita agra. Il lettore ricorderà i banchi a rotelle acquistati dal governo allo scopo di contrastare i contagi nelle scuole. Costarono una cifra impressionante. E ora scopriamo che non servono a nulla, visto che in sette casi su dieci essi sono finiti, inutilizzati, nelle cantine polverose degli edifici scolastici. Fu Arcuri, detto mago delle mascherine cinesi, a pretendere il rifornimento dei suddetti arredi nella convinzione servissero agli alunni per non ammalarsi. Ora ci si accorge, fra le risate della opposizione, che si è trattato di una spesa superflua. In altre parole, soldi buttati.

 

 

Però vedrete: nessuno di coloro che hanno contribuito a sperperare denaro pubblico sarà chiamato a rendere conto della propria follia. Tutto passerà sotto silenzio, di risarcimenti non se ne parlerà nemmeno. Amen, rassegniamoci a pagare per gli errori commessi nelle alte sfere della amministrazione. Non c'è anima, intanto, che chieda scusa agli italiani: l'esecutivo Conte non ha combinato nulla di buono però viene addirittura rimpianto dalla bolgia dei grillini. Tra l'altro alimentò le polemiche contro la Lombardia, accusata, specialmente all'inizio della pandemia, di inefficienza e persino di ruberie. Il governatore Attilio Fontana venne messo sotto inchiesta dalla magistratura per una storia di camici destinati a medici e infermieri ordinati ad amici e parenti. L'indagine si è conclusa e il presidente è stato scagionato. I giornali ne hanno dato notizia sbrigativamente, poche righe in cronaca. Non solo, oggi la regione più importante del Paese primeggia nella lotta al virus, ma il dato viene trascurato. Anche questa circostanza non basta a imporre ai media di recitare un bel mea culpa per aver infangato senza validi motivi la Lombardia, quando invece questa si è comportata come Dio comanda. Vabbè, sorvoliamo.

 

 

Segnaliamo invece che lunedì si è celebrata la giornata mondiale anti-omofobia, una sorta di festa dei gay. Ormai ogni giorno è buono per inneggiare a una categoria: quella dei nonni, dei papà, delle mamme e varie altre. Una noia infinita. Si leggono articoli e si assiste a trasmissioni televisive che narrano banalità di ogni specie. Sugli omosessuali e generi affini è autorevolmente intervenuto anche Sergio Mattarella. Titolo de la Repubblica: "Appello del Capo dello Stato: Basta odio. La società arricchita dalla diversità". Ma quale odio? Chi detesta i diversi? Il mondo è pieno di gente che si fa i fatti suoi nella più totale indifferenza. Cosa diavolo volete che importi all'uomo qualunque se un maschio va a letto con un altro maschio? O se una donna ama una del suo stesso sesso. Che senso ha seguitare a discettare di omosessuali e lesbiche? L'umanità né si arricchisce né si impoverisce ad opera di costoro. Sono persone come le altre. Sui trans poi siamo alle comiche finali. Nel Lazio è stata avanzata la proposta di creare oltre alle toilette per lei e per lui, ovviamente separate, pure quelle per chi ha cambiato genere, passando da un sesso all'altro. Con tutti i guai che abbiamo ci occupiamo prevalentemente di quello che c'è o non c'è nelle nostre mutande. Andiamo a nasconderci.

 

 

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