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Beppe Grillo contro Giuseppe Conte, Paolo Becchi: perché la tregua è possibile, converrebbe a tutti e due

Paolo Becchi
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L'Elevato di Sant' Ilario, non un visionario come si autodefinisce ma un comico ormai sulla via del tramonto, ha dichiarato urbi et orbi che non intende cedere tutto lo scettro del comando a Conte. Molti hanno visto in questa pre sa di posizione una sonora sconfitta di Conte, in realtà al momento non ci so no vincitori e vinti, ma solo perdenti. Dopo avergli ceduto il Movimento, per favorire il definitivo incontro col Pd e trasformare il MoVimento in una co stola "verde" dei sinistrati, Conte si è dato da fare anzitutto per costruire il suo partito sfruttando il consenso che ancora ha nell'opinione pubblica e il partito che tutt' ora resta quello di maggioranza relativa. 

 

Dopo l'uscita di Davi de Casaleggio che ha fatto seguito a quella di Alessandro Di Battista è evi dente che si tratta per Giuseppe Conte di un nuovo partito: il suo partito personale, che intende riservare a Grillo certo un ruolo di garanzia, ma meramente formale, senza lasciargli alcuna possibilità di fare quello che ha fatto sinora e cioè intervenire in modo arbitrario e d'improvviso decidendo lui di fatto la linea politica. Da ora in avanti Grillo sarebbe stato in pratica silenziato e Conte avrebbe avuto il controllo assoluto sul MoVimento. Queste le intenzioni. Ma far fuori Grillo dopo aver fatto Casaleggio non era una impresa facile. 

L'INCHIESTA
Grillo detiene ancora il simbolo e ora sembra come una donna che dopo la classica One Night Stand dice all'amante: «No, il mio numero non te lo posso dare», e invece glielo dovrà dare quel "numero", quel simbolo, prima o poi. È chiaro che ormai Conte non può fare a meno a meno di Grillo e al contempo Grillo non può fare a meno di Questo forse spiega perché Grillo, dopo aver regalato il MoVimento 5 stelle a Conte, abbia ora opposto una certa resistenza al tentativo di Conte di metterlo definitivamente da parte. Conte peraltro ha anche le sue buone ragioni, Grillo ormai, oltre ad essere politicamente un rinnegato, è screditato all'occhio dell'opinione pubblica e la sua attiva e ingombrante presenza può solo danneggiare il progetto di partito che ha in mente Conte. Ma Conte non ha considerato una cosa: può certo avere il consenso di tutti i parlamentari che sono al secondo mandato e che con lui avranno sicuramente il terzo, ma ha contro tutti quelli che sono al primo mandato e che aspirerebbero sulla base delle vecchie regole (peraltro non ancora formalmente superate) a fare anche il secondo e non sono pochi. 

 

ALL'ANGOLO
Conte. Non lo vuole riconoscere, ma è così. Quindi una intesa bisognerà pur trovarla e sono certo che alla fine la troveranno. Ma Grillo- questa è la novità non accetterà un accordo al ribasso, e in questo caso Conte non può contare sull'"aiutino" del Garante dei dati personali, grazie al quale è riuscito, con grande scaltrezza, a fare fuori Davide Casa leggio e Rousseau. Conte credeva che il cammino, dopo l'eliminazione di Casaleggio, sarebbe stato tutto in discesa, anche perché Grillo è occupato dalla vicenda del figlio processato per stupro, una vicenda in cui peraltro lui stesso si è cacciato perché, a quanto parrebbe, se fosse stato sin dall'inizio zitto, forse sarebbe andato tutto diversamente. Ma ormai il processo si farà e allora tanto vale affrontarlo con un piede ancora nella politica. Grillo è una vecchia volpe, è andato in parlamento e da buon ragioniere li ha contati uno a uno e si è reso conto che sono la maggioranza, alla Camera sono molti di più quelli che seguirebbero Grillo per avere il secondo mandato di quelli che vorrebbero con Conte avere il terzo. E allora Grillo ha deciso di vendere cara la pelle. 

Del secondo mandato in realtà non gliene frega più niente, ma diventa un buon argomento nella trattativa con Conte. A Conte ora tocca la prossima mossa. Abbandonare il progetto per cercare di farsi ora un suo proprio partito? Troppo tardi: tutti lo criticherebbero - e a ragione - per la sua incapacità politica. Mesi e mesi per non aver concluso nulla. E ora cosa fa riparte dai "responsabili"? Grillo lo ha messo all'angolo, ma è anche vero che ha bisogno di Conte per evitare che affondi una nave da tempo senza capitano e in difficoltà. Conte è dimezzato, ma Grillo non ha nessun "barone rampante" per sostituirlo. Insomma, alla fine il matrimonio per forza si farà. Ma non c'è amore, solo il tornaconto personale.

 

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