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Alessandro Sallusti contro il ddl Zan: i fascisti di oggi cantano Bella Ciao

Alessandro Sallusti
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Tranquilli, dicono a sinistra che la legge Zan non limiterà le libertà di pensiero e opinione. È la stessa sinistra che in queste ore, con un appello firmato da 150 pseudo illustri economisti d'area, chiede la rimozione di due autorevoli consulenti del governo, Riccardo Puglisi e Carlo Stagnaro non perché giudicati incapaci, non perché pregiudicati e neppure perché raccomandati, ma in quanto pensatori liberisti. Parità di genere quindi per i trans, ma non parità di pensiero per i liberali: un economista che crede nel libero mercato non ha diritto di parola e di rappresentanza, tanto meno di accesso alle stanze del potere.

 

 

Ieri il fascismo, oggi il liberismo, presto se passa il decreto Zan così come è - il cattolicesimo. Mai l'offensiva per eliminare il pensiero non di sinistra è stata così violenta e diffusa. La parola d'ordine è "omologarsi" e non mi stupirei se il Pd iniziasse a emanare liste di proscrizione di professori, giornalisti e pensatori da cacciare da università, mezzi di comunicazione e uffici pubblici. Il precedente c'è: 1938, quando in concomitanza con la sciagurata firma delle leggi razziali furono espulsi dagli atenei italiani 96 docenti, ben il 7%, oltre a circa 200 altri ricercatori e liberi insegnanti per il solo fatto che erano ebrei.

 

 

Oggi i fascisti non portano la camicia nera, cantano Bella Ciao e hanno in tasca la tessera del Pd o di uno dei tanti partitini d'area. Professori che pensano di poter imporre alle scuole cattoliche cosa insegnare, agli economisti cosa pensare, a noi come scrivere (alcune parole sono già state messe al bando e usarle comporta andare in seri guai professionali). E chi non si adegua? Ora cacciato, punito, deriso, messo all'indice, un domani - perché no? - un bel campo di rieducazione come pena alternativa al carcere. Chiedere la testa di due economisti in quanto liberisti è un fatto gravissimo. Che a farlo siano 150 professori e non un gruppo di invasati sui social spazzatura rende la cosa assai pericolosa. E dà la misura di che cosa sia e in che mani sia finita l'università italiana (sulla immoralità della sinistra non abbiamo mai nutrito dubbi).

 

 

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