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Vittorio Feltri sull'incendio al grattacielo di via Antonini: palazzo bruciato e inquilini abbandonati. Chi li aiuta?

Vittorio Feltri
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Noi non siamo ingegneri né architetti né geometri e neppure muratori, pertanto non azzardiamo ipotesi sulle cause che hanno provocato l'incendio nel grattacielo di 18 piani, a Milano, in via Antonini 32. Saranno i tecnici incaricati dai magistrati a darci delle illuminazioni. Diciamo che ci pare strano che un edificio moderno sia stato divorato dalle fiamme in pochi minuti, senza che scattassero meccanismi di difesa.

 

 

Probabilmente ne sapremo di più - speriamo - quando si concluderà l'inchiesta che ci auguriamo sia stata aperta e venga portata avanti celermente. Cosa di cui dubitiamo conoscendo i nostri polli. Il problema che vorremmo sollevare tuttavia è un altro. I numerosi inquilini del palazzone per fortuna sono rimasti illesi, ed è già un buon risultato. Ma adesso che sono senza casa, che fine faranno? Ora si sono rifugiati in albergo, però fino a quando vi rimarranno? E chi paga il conto dell'hotel? Non sono dettagli.

 

 

Bisogna chiarire la questione delle spese senza contare la necessità di assicurare alle vittime dell'incendio un futuro decente. Le quali hanno perso tutto nel fuoco divampante, non solo non hanno più un alloggio dove risiedere, privati dei mobili, dei vestiti, e anche delle mutande. Adesso chi li aiuta? A chi tocca sostenere gli oneri? Finora nessuno ha dichiarato quali siano le intenzioni e gli obblighi della impresa che ha costruito il casermone nonché degli enti pubblici che dovevano garantirne la sicurezza a coloro che vi abitavano. Nessuno dice niente, zero assicurazioni.

Chi risarcirà le persone danneggiate? Possibile che le autorità le quali hanno preso visione del disastro non dicano cosa intendono fare per soccorrere gli sfigati che hanno subìto le conseguenze del fuoco distruttivo? Ci domandiamo con angoscia in quali luoghi saranno ospitati i poveracci senza dimora e senza i loro beni. Non abbiamo letto una sola dichiarazione delle istituzioni a tale proposito. Qui non si tratta soltanto di rasserenare le famiglie ridotte sul lastrico, bensì tutti i cittadini milanesi che si identificano con esse. Chiediamo lumi, non fiammelle per carità.

 

 

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