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Fascismo, la sua paranoia "per prendere voti" che ha visto la sua escalation con l'ascesa di Berlusconi

Silvio Berlusconi

Francesco Carella
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Il fascismo eterno, preconizzato da Umberto Eco sulla New York Review of Books nel 1994 all'indomani dell'affermazione del Polo delle libertà, esiste, ma solo come sindrome ossessiva di cui soffre la sinistra italiana. Dacché il Ventennio è stato consegnato alla storia a cadenza regolare nel dibattito pubblico, quasi sempre in coincidenza di appuntamenti elettorali, la sinistra lancia l'allarme circa il pericolo che correrebbe la democrazia nel nostro Paese qualora dovessero prevalere le formazioni politiche di centrodestra. Di qui gli appelli alla pubblica opinione per una continua "vigilanza democratica". A tanto analfabetismo storico rispose già ventisette anni fa Renzo De Felice con un articolo pubblicato sul settimanale Panorama che iniziava con una domanda: «Si può credere che l'Italia sia una democrazia a rischio?».

 

 

Da profondo conoscitore del fascismo egli forniva una risposta chiara: «Non solo non ci credo, ma lo nego. Chi strilla al lupo al lupo per la democrazia lo fa strumentalmente, per accusare l'avversario politico di essere antidemocratico e quindi non legittimato a governare. L'obiettivo è quello di spaventare il Paese, per prendere voti che non si otterrebbero con argomenti politici». Potremmo anche fermarci qui se non fosse che le falsificazioni continuano con sempre maggiore ostinazione. Si tratta di un'anomalia che nasce nei primi anni della Repubblica in ragione del fatto che il Partito comunista, essendo estraneo per formazione ideologica e legami internazionali ai valori liberal-democratici e non potendo, in tal senso, ottenere alcuna legittimazione, accredita una lettura del fascismo quale manifestazione reazionaria del capitalismo e, in quanto tale, replicabile in altri passaggi storici. Fu un'astuta operazione compiuta da Palmiro Togliatti in forza della quale al Ventennio vennero tolte le caratteristiche storico-fattuali, per farne una minaccia perennemente gravante sull'Italia. Pericolo che può essere neutralizzato- secondo Togliatti - solo dall'antifascismo militante e da chi meglio lo rappresenta ossia dagli iscritti al suo partito. Tant' è che quando nel maggio '47 De Gasperi manda il Pci all'opposizione, il segretario comunista parla di «fascismo in agguato».

 

 

PARANOIA
La carica destabilizzante di una tale linea politica è stata tale da inquinare lo sviluppo della democrazia nel Paese fino ai nostri giorni. Infatti, la sinistra comunista e post-comunista ha fatto di simili false costruzioni storiche il proprio mantra al punto da rasentare la paranoia nel marzo' 94, al momento dell'ascesa al governo di Silvio Berlusconi. Si giunse alla pubblicazione sul quotidiano francese Le Monde di un documento promosso da Umberto Eco e Antonio Tabucchi- in calce 1500 firme di intellettuali europei - con il quale si chiamava il «popolo democratico» alla «vigilanza contro un nuovo regime in Italia». Altri esponenti della cosiddetta intellighenzia suggerirono addirittura - nel corso di un convegno su cinema e cultura - una similitudine fra i primi passi compiuti da Adolf Hitler e la situazione che si stava creando in Italia. Materia da gabinetto psichiatrico. A giudicare dal clima politico delle ultime settimane, si ricava la sensazione che i vizi storici della sinistra siano rimasti immutati. D'altronde, il passato difficilmente passa in assenza di una revisione critica e radicale su ciò che si è stati. Nella fattispecie, nemici della democrazia e cultori del totalitarismo sovietico. Altro che pericolo fascista.

 

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