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Vittorio Feltri e il giochino squallido della sinistra: finite le elezioni sono spariti i fascisti

 Vittorio Feltri

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Archiviate le elezioni amministrative vinte complessivamente dalla sinistra maggiormente mediocre della storia italiana, i lettori avranno notato che non si parla più di minacce fasciste. Le ombre degli uomini con l'orbace sul cervello si sono dissolte. I seguaci tardivi del Duce non costituiscono più un pericolo per la democrazia, sono rientrati nei loro abitacoli folcloristici. La Meloni, dopo essere stata accusata di voler distribuire olio di ricino agli avversari, ora è guardata come un fenomeno da baraccone, benché abbia triplicato o quadruplicato i voti di Fratelli d'Italia rispetto alle ultime consultazioni locali. Tutto ciò costituisce la prova provata che le nostalgie littorie servono solo ai progressisti per raccattare i suffragi dei cretini che si fanno suggestionare dalle inesistenti camicie nere, ormai ridotte a rimasugli ininfluenti.

 

 

 

Nessuno più parla del capo manipolo Castellino e di Forza Nuova tornata nelle catacombe. Gli antifascisti sono discesi dalle montagne della loro ignoranza storica e hanno cessato di intonare Bella Ciao, mediocre canzoncina promossa arbitrariamente a inno partigiano. Letta ha smesso di salutare col pugno chiuso, considerato lecito, e il saluto romano in voga ai tempi di Giulio Cesare, vissuto 2000 anni prima degli squadristi, non c'è anima adesso che lo contesti quasi fosse reato benché tale non sia. Lo spauracchio reazionario, costruito a tavolino da vari politici di serie B e da quasi tutta la stampa nazionale, ora non serve ed è stato accantonato. Tornerà di moda alla prossima consultazione, quando gli ex comunisti e i loro compari saranno assaliti dal timore di perderla.

 

 

 

Da parecchio tempo la politica si è culturalmente immiserita al punto che per darsi un tono è costretta a recuperare i vecchi arnesi del Ventennio. Sono trascorsi quasi ottanta anni dalla fucilazione di Mussolini e il suo cadavere viene ancora sfruttato per riempire le urne, in mancanza di elementi solidi. Intanto la gente normale, la maggioranza, non si reca ai seggi perché schifata dal comportamento di molti candidati e soprattutto dai dimoranti nel Palazzo Romano, che si è dovuto affidare a un esimio banchiere per non sprofondare nella mediocrità e nella inefficienza. Il Paese nelle mani di Draghi è la dimostrazione che la politica non ha espresso neanche un soggetto degno di fiducia.

 

 

 

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