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Vittorio Feltri sui ballottaggi: la vittoria dei peggiori, perché la sinistra non deve illudersi

Vittorio Feltri
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Chi si stupisce della circostanza che abbiano vinto i peggiori si vede che ha fatto un bagno di ingenuità. Una campagna elettorale basata sull'antifascismo in assenza di fascismo non poteva che premiare i post comunisti che sono da sempre militarizzati e obbediscono agli ordini Rossi, quindi vanno in massa a votare, mentre gli avversari se ne fregano di elezioni, specialmente se avvelenate da polemiche montate ad arte. Infatti chi non è di sinistra da tempo è schifato da una politica incapace di occuparsi dei cittadini, delle loro esigenze, dei loro problemi, e piuttosto che recarsi ai seggi preferisce sonnecchiare sul divano. Tanto è lo stesso, in Italia non cambia mai nulla se non in peggio. Così si spiega altresì il calo mostruoso dell'affluenza alle urne.

 

Un segnale di allarme che non viene tenuto in considerazione, benché decisivo sui risultati degli spogli. Il popolo in gran parte è indifferente, non ha più alcuna passione per le vicende del palazzo, è annoiato, quando ascolta i discorsi dei candidati di qualsiasi colore sbadiglia e se è davanti al teleschermo che dà loro voce cambia canale. Lo faccio anche io, lo fanno in molti, il che non può non  incidere sull'esito della competizione elettorale, specialmente quella locale che non coinvolge mai emotivamente i votanti. Sea tutto questo aggiungiamo la diatriba sulla necessità del vaccino e del Green pass, che ha avvelenato i pozzi della ragionevolezza, si capisce perché la sinistra è riuscita a prevalere su un centrodestra nervoso e poco coeso, oltretutto per nulla organizzato al punto che ha scelto quali personaggi rappresentativi individui non molto credibili.

 

I vincitori delle amministrative non si illudano che il vantaggio acquisito in questa tornata sia definitivo: quando si andrà ai seggi per le politiche la musica cambierà, in quanto le consultazioni nazionali mobilitano le folle perché eccitano gli animi. Un conto è rinnovare il Parlameno, un altro è eleggere un sindaco che magari manco si conosce. Spesso è successo che i trionfatori delle amministrative, poi alle politiche siano andati in malora. Tempo al tempo. Non dobbiamo sopravvalutare quanto accaduto ieri, la partita finale si disputerà dopo che si sarà insediato al Quirinale qualcuno al posto di Mattarella. Solamente allora capiremo, contando le preferenze, chi merita di guidare il Paese.

 

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