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Super green pass? Più chiarezza e meno burocrazia: cosa proprio non torna

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Iuri Maria Prado
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Se occorrono dieci pagine di istruzioni governative per capire come ci si deve muovere significa che scegliere la via dritta per non incorrere in divieti e violazioni è un'impresa da azzeccagarbugli. Di chi sia la colpa importa poco: può essere che, ormai, fare diversamente o meglio non si potesse; che farne a meno arrecasse anche più danno rispetto a quello - sicuro - di non far capir nulla a nessuno. 

 

Ma quell'elenco labirintico di cose permesse e vietate, con complicati distinguo sulla capienza dei ristoranti e sulle tipologie di ovovia, dice che stiamo facendo finta di non chiudere tutto per l’incapacità di ammettere che non siamo riusciti a fare ciò che appariva necessario: convivere, vaccinati, con il virus, accettandoi rischi che questa convivenza comporta. 

 

Se siamo costretti a inventarci una giungla di prescrizioni impossibili non è per la bubbola del Paese, ma perché il potere pubblico non si assume la responsabilità che a questo punto appare manifesta: la responsabilità di non essere stato rigoroso e tempestivo nella preparazione della campagna vaccinale di terza dose. C’è questa verità semplice dietro la compilazione di quelle cervellotiche linee-guida pre-natalizie.

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