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MeToo? No, le vere femministe erano le donne medievali: codici sociali e potere, quello che non sapete

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Gianluca Veneziani
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Sono state scambiate per matte, invasate, autolesioniste. E soprattutto considerate sottomesse, se non addirittura schiave. Ma le donne nel Medioevo, in particolar modo le mistiche, hanno dato dimostrazione di grande modernità, avviandosi sulle strade del sapere, del sacro, perfino del piacere e della sfida al potere molto più e meglio degli uomini. Quando perciò senti blaterare di «considerazione medievale della donna», con un'accezione dispregiativa, ti viene da pensare a quali e quanti tesori le religiose e le consacrate, donne libere proprio perché radicate nella trascendenza, abbiano saputo generare, ottenendo conquiste che le femministe odierne potrebbero sognarsi. 

A riguardo giunge come opera preziosa di verità e rimozione di pregiudizi il saggio Umiliazione (Audax, pp. 416, euro 25) del filosofo Emanuele Franz, un viaggio lungo mille anni nella mistica cristiana dal Medioevo ai giorni nostri: la migliore testimonianza di come le donne, umiliandosi, si siano esaltate e, grazie alla mortificazione, siano passate dal vortice dell'annichilimento al vertice dell'ascesi: «Elevazione tramite la discesa, alla vetta tramite l'abisso», nota Franz. L'autore ripercorre tutte le pratiche spirituali e corporee di umiliazione messe in atto da sante, mistiche, beate, ma anche scrittrici e nobildonne. Figure come Santa Teresa d'Avila, Santa Ildegarda di Bingen, Beata Angela da Foligno e Beata Giuliana da Norwich per stare al Medioevo, o di Veronica Giuliani e Maria Luisa di Gesù Trichet per il Sei-Settecento, si stagliano così nella loro grandezza, facendo impallidire quante nel '900 hanno creduto di liberare la donna, combattendo per i suoi diritti. 

VERSO LA LUCE
Certo, può risultare ripugnante e respingente per la ragione leggere le prove cui queste donne si sottoponevano, dal martoriarsi col cilicio al farsi insultare pubblicamente fino al mangiare le cose più abiette, ma l'errore sarebbe intravedere in questi auto-supplizi delle forme di masochismo. Viceversa lo scopo era quello tutto cristiano di passare per crucem ad lucem, di attraversare la sofferenza per guadagnarsi la salvezza, intendendo il dolore come un mezzo e non un fine. E non solo: l'estinzione dell'Ego, la rinuncia alla volontà da loro praticata serviva sì ad annullarsi ma anche a liberarsi della prigione soffocante dell'Io e aprirsi a più grandi Verità, sprofondando nell'Assoluto. 

Era quindi un esercizio sia di grande libertà che di conoscenza: come nota Franz a proposito di Veronica Giuliani, semianalfabeta capace di finissime intuizioni psicologiche e teologiche, «quando l'umiliazione è retta dal fine della conoscenza, essa conduce a delle sommità danzanti, delle vette diamantine». Conoscenza voleva dire anche consapevolezza piena della propria dimensione fisica. Le mistiche non rinunciavano al corpo, ma partivano da esso per il percorso di ascesi, anzi lo iperstimolavano per poterne ottenere una totale padronanza. Da questo punto di vista, c'era anche una dimensione di piacere totalizzante, fisico e insieme metafisico, nella loro mortificazione, una beatitudine in cui qualcuno ha cercato di ravvisare perfino qualcosa di erotico, «una sorta di "amplesso" con il divino». 

SENZA PAURA
Grazie a questa padronanza di sé, le mistiche sapevano anche essere coraggiose e non avevano alcuna paura di sfidare i codici sociali del proprio tempo e il potere vigente. Si pensi all'aristocratica Maria Luisa di Gesù Trichet, che non esitò a farsi novella San Francesco al femminile, rinunciando a tutti i beni e monacandosi, vestita di stracci, nonostante il disprezzo della famiglia e dei nobili della sua città. Ma si pensi anche a donne come Ildegarda di Bingen che in nome della Verità entrò in contrasto col clero, o come la Giuliani che metteva in crisi le gerarchie umane e terrene ricordando a tutti che «siamo un nulla». 

La forza della loro testimonianza stava nell'obbedienza a un'Autorità altissima che le rendeva apparentemente succubi, ma in realtà potentissime e temibili per qualsiasi autorità mondana. «Il grande potere della mistica», ricorda ancora Franz, «è il rendere l'uomo invulnerabile. La storia ben insegna quanto possa il martirio nel rovesciare imperi e nel mutare la storia. Il mistico non si accontenta di verità parziali, graduali, ma arriva a essere una cosa sola con Dio. E questo fa una gran paura a chi detiene il potere terreno». Prendano appunti le femministe del women power o le paladine perbeniste del Me Too.

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