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Green pass, Roberto Speranza è spacciato: retroscena-Senaldi, l'asse per affondare il ministro (e Pd)

Pietro Senaldi
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Giuseppe Conte ha fatto la prima mossa politica da che è leader dei Cinquestelle. Ha dichiarato che, visto il costante calo dei contagi, il Green Pass non ha più significato sanitario ed è giusto che vada in soffitta quando, a fine mese, cesserà ufficialmente lo stato d'emergenza. Il già due volte presidente del Consiglio si è allineato così sulle posizioni del suo peggior nemico, Matteo Salvini, e di Giorgia Meloni, che ha fatto incetta di voti grillini delusi. La mossa gli sarà costata in termini di orgoglio, puntuto e tignoso com' è, ma consente all'avvocato pugliese di smarcarsi dall'approccio subalterno a tutti di Luigi Di Maio e di tentare di ritrovare una via grillina al governo, un ruolo diverso da quello di portaordini di Draghi e portatore d'acqua del Pd. Con questo cambio di scenario sul certificato verde si è creata una nuova maggioranza, benedetta anche dal presidente della Conferenza delle Regioni, il governatore Massimiliano Fedriga.

 

 

 

All'inizio del prossimo mese il ministro della Salute, Speranza, e i suoi tecnici, fanatici delle chiusure, potrebbero quindi trovarsi servito nel piatto un pesce d'aprile indigesto: la rottamazione del Green Pass. Se si leggono i numeri, con una riduzione del 22% dei casi negli ultimi sette giorni, e l'andamento della curva in picchiata nello scorso mese, e se si valuta che, come ha ribadito anche Draghi, «si va verso una stagione più sfavorevole al virus», non si trovano giustificazioni mediche all'impuntatura del ministero della Salute e del Comitato Tecnico Scientifico, che vogliono mantenere il Green Pass in vigore fino al 15 giugno. Pertanto le ragioni vanno cercate altrove. La lettura più maligna vuole che la componente giallorossa dell'attuale maggioranza punti sull'allarme permanente, consapevole del fatto che l'esplosione del Covid ha coperto molte delle sue lacune e, come è naturale visto che nell'emergenza i cittadini si stringono intorno a chi comanda, ha prolungato il suo governo oltre quanto avrebbe retto altrimenti. Pd ed M5S quindi spererebbero di prorogare una latente tensione da Covid fino al voto, in modo da speculare qualche consenso in più.

 

 

 

Quella di Conte sarebbe pertanto la mossa del cavallo, per sparigliare il campo e tornare in sella al suo partito, il che da una parte significa staccarsi da Letta e dall'altra mettere in difficoltà Di Maio, che si rafforzava man mano che l'avvocato pugliese indeboliva se stesso e il Movimento rispetto ai dem. C'è però un altro aspetto da considerare. Il mantenimento del Green Pass ha un'altra motivazione politica, quella di costringere tutti gli italiani alla terza dose, evitando che fallisca l'ultima tappa della campagna di vaccinazione, alla quale Speranza e soci hanno legato molta della propria credibilità. Il rischio flop è alto, perché la gente non ha più paura del Covid e la concomitanza tra calo dei contagi e arrivo della bella stagione fa sì che molti rinuncino all'ultima iniezione, sperando che a breve non sia più necessaria. Da metà gennaio le terze dosi sono in calo. Nella scorsa settimana sono diminuite del 40%, e questo non è dovuto solo al fatto che due milioni di persone si sono contagiate di recente. Restano ancora oltre undici milioni di "booster" da somministrare. Il Green Pass ha una validità di sei mesi e molti cittadini che si sono vaccinati tra settembre e ottobre del 2021 e ce l'hanno in scadenza stanno aspettando con sollecitudine la data del 31 marzo, confidando, con la fine dello stato d'emergenza, di scampare la terza dose. Unica via per Speranza per costringerli all'iniezione, è prolungare il certificato verde fino a metà giugno, parificando così chi ha fatto due dosi ai no vax. Sarebbe un'iniquità, ma non certo la sola perpetrata in questi due anni dai giallorossi.

 

 

 

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