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Ucraina, "caro pacifista": una lettera aperta a chi ribalta la realtà della guerra

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Iuri Maria Prado
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Caro pacifista, vuoi convincere quelli che non la pensano come te a cambiare idea? E allora smettila di parlare di "guerra in Ucraina", e dilla giusta: "guerra all'Ucraina". Forse anche tu, pacifista, allo scatenarsi delle «operazioni speciali», avrai appreso dal pensoso commentatore progressista che «Putin sta cercando di non spaventare la gente». Ma non hai detto nulla, dopo quell'enormità. E non hai detto nulla quando quell'altro, in collegamento, diceva che lui stava lì tranquillo, a Mariupol, «ad aspettare i russi», perché solo una retorica guerrafondaia occidentale poteva sospettarli di qualche intendimento aggressivo.

 

 

Non hai detto nulla quando la conduttrice, alla notizia del bombardamento dell'ospedale, chiedeva conferma al giovane di studio e quello non trovava di meglio che riferire le agenzie russe, quelle secondo cui l'ospedale è stato colpito per sbaglio, anzi no, in realtà era un rifugio di nazisti. Tu, pacifista, non dici nulla quando il giornalista democratico argomenta che per fermare la guerra bisogna fermare quello che vi resiste, anziché quello che l'ha cominciata e la continua. Tu, pacifista, vuoi fermare la guerra. Ma per fermarla occorre anche, anzi prima, dire che cos'è: la guerra di aggressione di una tirannia contro uno Stato che tenta di essere democratico.

 

 

Dire questo, e impedire che si dicano gli spropositi che sopra ho riportato. Impedire che essi diventino la verità che sono diventati perché pacificamente li si lascia correre. Altrimenti, caro pacifista, succede che forse si ferma la "guerra in Ucraina" (che è tutto quel che vedi) ma certamente non la "guerra all'Ucraina" (che è l'unica cosa che non vedi). E la tua è un'osservazione strabica buona solo a preparare altre guerre.

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