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Sanzioni, flop del blitz finanziario: e Mario Draghi davanti al suicidio perfetto...

Mario Draghi

Renato Farina
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Ho il sano sospetto che ci sia un discrepanza formidabile tra le truppe scelte che hanno in pugno i Tg e i cosiddetti grandi giornali inoculando l'idea salvifica del «più armi più armi», e il sentimento popolare che, simpatizzando per fortuna con il popolo che sta subendo l'invasione, teme che qualcuno in America e in Europa stia giocando non solo con la pelle degli ucraini ma con la nostra. Certo. La gente è influenzabile, siamo tutti sensibili al martellamento di opinioni concordi, Nietzsche parlava per questo di «ridicola sopravvalutazione della coscienza». Ma ho la forte impressione che stavolta, non intercettata dai media dominanti, prevalga nel popolo comune il desiderio che l'Italia resti occidentale ma si distingua, imponga agli alleati di cercare accordi, compromessi, rinunciando alla pretesa purezza del sacrificio bellico. Lo si pensa, lo si confida quando si parla a tu per tu, ma non si può dire. Persino al Papa, che ha dato voce all'invocazione per la pace, hanno dato per questo del «putiniano», e quindi oscurato.

Dunque si tace, ma c'è un limite di decenza, dopo di che il malcontento contro il moralismo guerresco delle anime belle zampilla dal sottosuolo in cui è stato confinato. Accade quando la propaganda pretende che il popolo beva con la cannuccia dello sciroppo al tamarindo l'assurdo. Eh no, ci sono in ballo questioni tremende, la vita e la morte dei propri figli, com' è certo il caso della guerra, e alla fine credo s' imporrà il motto mazziniano «vox populi, vox Dei». E forse si ricomincerà a dire che le foglie in primavera sono verdi: la piccola banale verità, che urla la follia della guerra che per sostenersi ha bisogno di bugie da mentecatti. Esempi?

 

 

ZELENSKY SORPRESO - Ieri i titoli di qualsiasi talk show recavano questa affermazione scandalizzata: «Putin: il ricatto del gas». Eh sì, che ha fatto l'autarca? Ha tagliato il metano a Polonia e Bulgaria, e ora minaccia di chiudere il rubinetto del prezioso carburante anche a noi e ai tedeschi. Insomma esegue esattamente quello che Zelensky ci chiedeva invano sin dal primo giorno. Ricordate o no la sua richiesta? «Embargo subito per gli idrocarburi dalla Russia, chi non ci sta è complice dei crimini di guerra di Putin: ogni giorno voi fornite ai nostri e vostri nemici un miliardo e quattrocentomila milioni di euro usati per spargere il nostro sangue».

Adesso che Zelensky trova un alleato proprio a Mosca, come la mettiamo? A dire il vero su Libero, quando un ministro di Kiev preconizzò tribunali di Norimberga anche contro i capi dei Paesi che mantenevano qualsivoglia rapporto economico con Mosca, osai scrivere di «ricatto morale». Ma certo, la guerra funziona così. Siamo sicuri di volerla? Il sistema dei media l'ha invece accettata. Ragazzi, basta ipocrisia, non fingiamo di cascare dal pero. Siamo entrati pienamente nella logica tremenda della guerra. La quale include mosse e contromosse, e prevede anche che il sistema dell'informazione sia una cosa sola con il fronte governativo.

DOPPIO STANDARD - Non è un obbligo, ma esiterei a parlare di senso civico o sano patriottismo, è un'ondata irresistibile di conformismo riverente che arriva a vertici di retorica da «esteta armato» secondo gli eterni modelli della «bella morte dell'eroe», in questo caso specifico è però previsto sia esclusivamente ucraino. È uno schema che attraversa tutti i media mainstream dell'Occidente. Qualcuno può spiegare diversamente il doppio standard praticato universalmente nel caso appena citato? Prima sdegno unanime e induzione al senso di colpa per il nostro egoismo, che per consentire l'uso dei condizionatori d'estate fornisce propellente ai missili che uccidono i bambini. Adesso che Putin applica i desideri di Zelensky e fa quel che l'Unione Europea voleva graduare in attesa di rifornimenti alternativi, contrordine compagni: lo Zar mina la nostra economia per spingerci a non regalare più armi. Voi che fareste al posto del capo del Cremlino? Prende il nemico per il collo, non gli importa che siamo italiani, forniamo pistole a chi - a ragione probabilmente gli vuole sparare.

 

 

Che Vladimir Putin sia un criminale è ufficiale e che - dopo il classico ventennio di dominio abbia una visione della realtà deformata dalla sindrome di onnipotenza è dimostrato proprio dall'aggressione all'Ucraina. Ma pretendere sia pure un idiota è troppo. Certo, egli non immaginava né la reazione possente dell'esercito e delle milizie di Kiev, né i preparativi di risposta all'invasione predisposti magnificamente da americani e britannici. Lo Zar ha perso così la guerra dei tre giorni, rinculando penosamente con un carico enorme di caduti. Ma pure l'Occidente - anche se nessuno lo dice - ha fallito nel blitz finanziario che secondo gli algoritmi dei consiglieri economici di Joe Biden e Boris Johnson avrebbe dovuto portare al fallimento la Federazione Russa costringendola alla resa.

ALTERNATIVA - A questo punto c'era un'alternativa per l'Occidente. Imporre la trattativa ai russi chiamando anche la Cina al tavolo del buon senso, chiudendo la sorgente del sangue innocente, oppure scegliere la guerra totale. Ieri Joe Biden ha chiesto al Congresso 33 miliardi di dollari per finanziare i combattenti ucraini almeno fino a ottobre. Non si tratta più di cercare la pace, come ha chiesto Sergio Mattarella con linguaggio limpido, ma di portare all'estremo il punto di rottura della storia, a costo di una guerra senza fine o con una bruttissima fine (nucleare). Ai funerali dell'ex segretario di Stato, Madeleine Albright, ha tenuto un'orazione dove ha spiegato che la guerra in Ucraina è un momento di «grande svolta della storia. È iniziata «la lotta delle democrazie contro le autocrazie». Dopo le guerre americane per esportare la democrazia nei Paesi musulmani, chiusasi con la vergogna dell'Afghanistan ceduto ai talebani, lo slogan è cambiato. Fine guerra mai. È proprio obbligatorio dire di sì, mister Draghi? 

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