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Enrico Letta sfotte il Boris Johnson "caduto": ecco lo stile della sinistra

Iuri Maria Prado
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Se Enrico Letta avesse dato del pagliaccio a Boris Johnson prima che questi rassegnasse le dimissioni si sarebbe trattato soltanto (si fa per dire) della scompostezza di un povero burino che non sa stare al mondo. E invece l'ha fatto dopo, quando il leader britannico ha gettato la spugna; e l'ha fatto servendosi della vignetta di un settimanale che appunto dava del clown al primo ministro, come l'ultimo attivista di un circolo di periferia che fa le pernacchie al militante avversario.

 

Il segretario del Pd è stato presidente del Consiglio - un'esperienza non memorabile, salvo forse che per il modo sereno con cui è stata interrotta - e ci si domanda come si sarebbe sentito se un capo di governo di un altro Paese l'avesse preso per il culo quando tutto ingrugnito cedeva il campanello al suo più brillante successore. Avrebbe pensato - e avrebbe avuto ragione che così ci si comporta allo stadio o nei dibattiti trash del giornalismo strapaesano che va per la maggiore, e che infatti Enrico Letta frequenta con fervida assiduità: ma non tra colleghi, per quanto su fronti opposti, ai vertici della politica occidentale.

 

Questo modesto burocrate, tanto accreditato quanto sprovveduto di effettiva sostanza, ha dato davvero la miglior prova di sé canzonando lo statista di un Paese alleato che decide di dimettersi.

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