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Crisi di governo, così Mattarella ha convinto Draghi a tornare in Parlamento

Roberto Formigoni
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Come andrà a finire lo sa solo Draghi, ma essere pessimisti è l'atteggiamento più ragionevole. Mercoledì è il giorno fissato per le comunicazioni di Draghi al Parlamento, seguite da un voto o no neppure questo non è dato saperlo. E questo avviene solo per l'insistenza di Mattarella che ha chiesto con forza al Presidente del Consiglio, che gli aveva presentato le dimissioni, di spiegare al Parlamento, e quindi al paese, ciò che è accaduto in questi giorni e il perchè delle sue decisioni.

Si dice che nei colloqui di giovedì tra i due, i toni si siano alzati più volte, e il motivo è evidente: Draghi ritiene chiusa l'esperienza del governo di unità nazionale, tant' è vero che aveva avvertito più volte di non essere disponibile a guidare un governo in cui fosse venuto meno uno dei partiti fondatori, nè qualunque altro governo. E quindi dopo il tradimento dei 5Stelle che al Senato gli hanno negato la fiducia, si è subito recato al Quirinale per dimettersi.

 

 

Mattarella ha dovuto sudare le proverbiali sette camicie per convincerlo a ritornare in parlamento e concludere correttamente il suo mandato laddove lo aveva iniziato.

La segreta speranza del Presidente, ma anche di molti altri, è che l'interesse dell'Italia convinca Draghi a fare marcia indietro. Assai improbabile, lo ripeto, perchè Draghi da tempo lamenta l'indisciplina di diversi partiti di maggioranza, le richieste al rialzo, le imboscate, e teme che tutto ciò si ripeta, togliendo forza al governo, magari tra qualche settimana, magari da parte di qualche altro partito. Il danno procurato all'Italia dalla scelleratezza dei grillini è già gravissimo: la borsa ha perso più del 3%, lo spread è schizzato verso l'alto, le battaglie fondamentali che il governo stava conducendo sono messe a rischio: quella contro l'inflazione, giunta ormai al 7%, quella in favore dei ceti più deboli, la preparazione dei provvedimenti necessari per avere dall'Europa le decine di miliardi del Pnrr, il confronto difficilissimo per garantire i rifornimenti di gas a un prezzo che ha già raggiunto livelli altissimi.

 

 

E inoltre la perdita di consensi e credibilità che Draghi si era conquistato in Europa e nel mondo e che hanno permesso all'Italia di risalire in posizione congrua nelle elites. L'istinto suicida e irresponsabile dei 5Stelle, alla disperata e vana ricerca di consensi che si sono volatilizzati, ha già procurato tutto ciò, e ha fatto dire a Draghi di averne le tasche piene. Mercoledì deciderà lui e solo lui se rendere irrevocabili le sue dimissioni o aprire lo spiraglio a una prosecuzione del governo. Certo, sappiamo che nessuno è indispensabile, neppure in politica, ma un'Italia senza Draghi sarebbe di certo molto più debole.

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