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Brunetta e Gelmini, da asini a statisti: Storace smaschera la sinistra

Francesco Storace
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Erano demoni, diventeranno santi. A sinistra sono così: appena vedono che da destra - pardon centrodestra - qualcuno va fuori carreggiata si precipitano ad accoglierlo per mollarlo quando non servirà più. Non siamo al riposino in pace di Silvio Berlusconi, pronunciato con bonomia e gran sorriso davanti alla telecamera del Tg2, ma stiano in campana. Renato Brunetta, Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini calibrino bene le loro mosse, rischiano di rimanere a casa. Anche se lo sponsor fa il centrista, pur avendo governato da ministro con la sinistra che lo elesse col Pd al Parlamento europeo: Carlo Calenda è un furbacchione, ti carica a bordo e ti scarica in un battibaleno.

 


 

SCARICATI IN UN BALENO
Ma non vi è bastato quante ve ne hanno dette da sinistra, cari ministri che ora preferite rappresentare il gruppo misto e non più Forza Italia? Brunetta, per esempio. Contro di lui un body shaming perpetuo e ogni volta che reagiva alle campagne demonizzanti della sinistra ne usciva massacrato. Chissà se quando gli capiterà di imbattersi in Massimo D'Alema - che in campagna elettorale qualche mano la vuol sempre dare... - gli rinfaccerà quell'orrendo «energumeno tascabile» con il quale fu appellato dall'ex premier rosso. E quante gliene hanno dette quando da ministro di Berlusconi - già - alla pubblica amministrazione aveva iniziato la crociata contro i dipendenti statali. Ma lui, comunque, non si impauriva. Era il 2009, stava a Cortina, e sparò a zero contro la sinistra «elitaria e parassitaria», accusandola di preparare un colpo di stato. Alla "sinistra per male" mandò a dire: «Vada a morire ammazzata». E alla sinistra "perbene" chiede: «Recuperi gli ideali di una volta». Ora chissà come farà a distinguere tra le due sinistre per accasarsi. Così lo trattò Dario Franceschini, che era il segretario del Pd: «I soliti insulti di Brunetta mi hanno confermato nella convinzione che l'unica "Brunetta" che merita rispetto sia quella dei Ricchi e Poveri».

 

 


Persino Renzi lo prese pesantemente per i fondelli: «Brunetta è giù di morale per l'ennesima mancata assegnazione del Nobel, che anche quest' anno, incomprensibilmente, non è andato da quelle parti». Vauro, vignettista privo del senso della misura, lo dipinge come il cagnolino di Berlusconi, Dudù. Lo odiano. Tostissimo anche il rapporto della Gelmini con la sinistra. Anche lei è stata, ovviamente, ministro con Berlusconi. Si occupava della scuola, terreno su cui vorrebbe far svolazzare in eterno la bandiera rossa. La presero di mira brutalmente - nel silenzio delle femministe, ovviamente - al punto che proprio il Cavaliere presentò con lei un dossier intitolato: "Tutte le bugie della sinistra". E ora che fai, ci fai campagna elettorale assieme con i bugiardi? Quel documento dovrà sparire? Non è più il tempo in cui denunciavi che «la sinistra mi odia perché le ho tolto il controllo sull'insegnamento»? Lasciamo stare gli sfottò sul tunnel dall'Abruzzo alla Svizzera, ma su un tema come l'autonomia differenziata della regioni la Gelmini è stata attaccata con grande durezza dalla senatrice Elena Fattori, approdata a Sinistra italiana. «Opporsi alla proposta di legge Gelmini è un dovere civile. L'autonomia farà male a chi sta già male. Si tratta di fatto dell'inizio del progetto di disgregazione dello Stato unitario».


Poi, Mara Carfagna, che stava antipatica anzitutto al mondo Lgbt. Va detto, a suo onore, che è scesa in campo quando Berlusconi voleva candidarsi per il Colle, difendendolo a spada tratta: «Assurda questa rappresentazione della sinistra sulla figura divisiva di Berlusconi. Fino a ieri Berlusconi era considerato dalle sinistre in modo diametralmente opposto, direi 'condivisivo', nel senso che la sua presenza moderata, europeista, liberale consentiva di 'condividere' soluzioni di governo altrimenti impossibili, spesso anche in contrasto con gli alleati sovranisti di Lega e Fdi» affermò con quel suo tic anti Salvini e anti Meloni.

 

 


CAMBIO DI REGISTRO
«Nell'ultimo anno il Pd non ha fatto che esaltare Berlusconi come perno delle larghe intese in funzione stabilizzatrice e anti-populista, addirittura tifando per la famosa maggioranza Ursula. Il cambio di registro a cui abbiamo assistito è davvero surreale. La sinistra non può giudicare un leader presentabile quando si tratta di sostenere il governo di Enrico Letta; votare la presidenza europea di Ursula von der Leyen; salvare il Paese dal caos insediando il governo di Mario Draghi e poi, all'improvviso, trattarlo come un impresentabile». Ora ci si metterà al fianco di quelli che criticò così aspramente. Vai a capire i ministri quando diventano ex... 

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