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Pd, l'agenda rossa degli esattori: tasse, la sinistra odia i ricchi

Iuri Maria Prado
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L'altra sera, durante non so più quale trasmissione de La7, il comunista Nicola Fratoianni diceva che bisognerebbe tassare al 100% gli extra-profitti delle grandi aziende. La conduttrice Marianna Aprile annuiva. Che cosa facesse l'altro, Luca Telese, non si sa, perché non era inquadrato, ma nemmeno a lui è venuto di domandargli la cosa più ovvia, e cioè: «Scusi, onorevole, ma "extra" rispetto a cosa?».

 

 

Si capisce che in un sistema mezzo-socialista come il nostro, dove gente come Fratoianni dialoga in prima serata in faccia a impassibili operatori dell'informazione anziché con i pensionati ai giardinetti, si capisce che qui da noi il concetto sia disorientante: ma altrove, nelle economie di mercato, i profitti non sono "extra" o "large" o "XL", sono profitti e basta e costituiscono l'obiettivo necessario e lecito di ogni impresa.

 

 

Qui da noi, no, e infatti abbiamo i "liberali" alla Calenda che vogliono tassare al 90% i miliardari e los guerrilleros alla Fratoianni che propongono l'esproprio dei guadagni immorali, cioè quelli che non si capisce in base a quale considerazione bisognerebbe considerare illeciti. Le due categorie son quelle per cui, il guadagno è in puzza di peccato, perché si rivolge contro la malintesa utilità sociale della redistribuzione miserabilista che da decenni ci tiene ai margini dei sistemi avanzati. È quella, la loro agenda: l'agenda degli esattori.

 

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