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Enrico Letta e il Pd innamorati delle tasse: perché la sinistra odia il ceto medio

Renato Farina
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Funziona così quest' ultima trovata del voto di scambio da parte del Partito democratico. Al diciottesimo anno di età (vale anche per chi li ha già compiuti, ma solo da poco tempo, si suppone, se no lo voglio anch' io) non arriverà come una volta, ma solo ai maschi, la cartolina rosa per la chiamata alla leva militare, ma un assegno da 10mila euro unisex. Giusto per far capire chi devono votare. Altro che pacchi di pasta o la scarpa sinistra prima e quella destra dopo il voto come si dice facesse a Napoli l'armatore Achille Lauro per favorire il consenso. Ma la pasta se la pagava lui, e le scarpe pure. Invece in questo caso a versare il denaro dovuto per il mercimonio elettorale non sarà il Pd, ma lo Stato. Anzi no. Più precisamente saranno gli anziani, i quali dopo aver racimolato risparmi con lavoro, morendo vedranno buona parte del loro lascito tramutarsi in mancia per i/le ragazzotti/e le cui famiglie (formalmente, prendendo cioè per oro colato le dichiarazioni dei redditi) saranno valutate come di ceto medio-basso. Insomma, la proposta di Enrico Letta - peraltro realistica come la luna nel pozzo - consiste nell'infilare in tasca ai giovani il malloppo rubato ai vecchi dei quali, a questo punto, alla citata categoria di potenziali beneficiari converrà augurarne il rapido trapasso.

 

 


ALLA CANNA DEL GAS
Cosa dimostra questo lancio di mongolfiere colorate per catturare i figli del divano? Che Letta è così disperato da giocare carte false pur di accaparrarsi il voto che fu dei 5 Stelle, e magari giustificare la presenza nelle sue liste di situazionisti grillini. Che cos' è questa donazione se non una forma di reddito di cittadinanza anticipato, consegnato in un colpo solo, anziché rateizzato? Quel che è peggio si pensa di finanziarla stimolando odio sociale e generazionale. Si fa passare l'idea infatti che ci sarebbero bigliettoni per tutti se non se li fossero stipati nel materasso i benestanti e gli anziani, a cui si manda il messaggio che i vostri soldi sono a disposizione dello Stato, e con una moltiplicazione delle tasse di successione o con la patrimoniale, anzi meglio tutt' e due, ve li mungeremo appena incadregati al governo.

 

 


Tra l'altro non c'è nulla di più lontano dalla Costituzione di questo dare un gruzzoletto alle persone in nome di una uguaglianza sovietica. Sulla base dell'origine sociale e dell'età, solo perché esistono, senza bisogno che abbiano fatto nulla di buono. L'articolo 1 dice che la Repubblica è «fondata sul lavoro», non sulle mance assistenziali. Dal punto di vista educativo coincide con i valori del socialismo reale. Lo Stato provvede, ti dice quel che ti spetta, e come dovrai spendere i soldi (c'è un elenco di spese consentite con i 10mila euro: l'alloggio, i libri, i master, il cinema, eccetera): una forma di controllo sociale ipocrita in nome del pareggiare artificialmente le differenze. Di fatto è il contrario di quello che ci insegnavano sin dall'asilo, cioè l'idea di merito. Il motore della ricostruzione nel nostro Paese è stato il rimboccarsi le maniche, incentivati da un governo che premi la voglia di lavorare e il risparmio. Qui siamo alla socialismo di Stato paternalista ed elemosiniere. Che fa piovere denaro, rubandolo ai vecchi confidando che morendo lascino molti beni nell'illusione che esso generi benessere. Collodi in Pinocchio attribuisce questa trovata al Gatto e alla Volpe. Proposero al burattino di legno di infilare uno zecchino d'oro nel terreno, e poi la pianta darà frutti da sé, senza bisogno di faticare. Non funziona così. Ciò che si ha senza esserlo guadagnato lo si butta via, e lo si pretende ancora e ancora.


BONUS O "CATTIVUS"?
Non è un bonus per colmare le ingiustizie (che pure esistono, e vanno combattute), ma è un cattivus - scusate il latino poco ciceroniano - per educare alla passività: in fin dei conti è un acceleratore della povertà, non solo materiale, ma mentale. Questa norma che vorrebbe istituire il Pd-M5S addirittura con l'appoggio del centro- De Gasperi e Fanfani impazzirebbero - forse va bene per la Magna Charta del Paese dei Balocchi e dei Divani. L'articolo 34 della Costituzione italiana dice tutt' altro: «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso». L'ascensore sociale si è rotto proprio a causa di una cattiva idea dell'uguaglianza, con l'abbassamento del livello dell'istruzione, e l'uno uguale a uno. Caro Enrico, arrivi tardi. Persino Luigino Di Maio ha rinnegato questa poderosa menzogna. È stato detto che i bonus di Draghi sono stati una forma di metadone: hanno drogato il mercato. Peggio ancora è drogare i ragazzi: il "cattivus" determina una dipendenza dallo Stato padrone e dal suo sussidio. Una volta in famiglia passava l'assicuratore dell'Inacase, di cui facevano propaganda i maestri delle elementari. I miei genitori versavano un tot al mese con fatica, con il diritto di riscatto al compimento dei diciotto anni del figlio, così da avere risorse per farlo studiare. Ora siamo al Paese dei Balocchi, con l'albero della cuccagna, dove non c'è neanche bisogno di arrampicarsi sul palo per prendersi il salame, te lo imbocca Letta. Peccato che i salami siano finiti, e il Partito democratico lo sa benissimo.

 

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