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Suicidio assistito, Vittorio Feltri: la pietà di Marco Cappato sia comandamento

Vittorio Feltri
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Ammiro di quest’uomo il coraggio e la fermezza che investe nella difesa di valori e principi nei quali crede con tutto se stesso, dimostrando di essere disposto anche a subire procedimenti e a rischiare la libertà personale pur di lasciare un segno tangibile di cambiamento, un progresso morale, ed essere utile agli altri, ossia ai malati senza speranza di salvezza, condannati a un lungo e insopportabile iter di sofferenza prima di conoscere la liberazione data dal trapasso. Marco Cappato lo ha rifatto, ovvero ha accettato di accompagnare in Svizzera una donna veneta di 69 anni affetta da una forma particolarmente grave di tumore ai polmoni allo scopo di consentire alla signora, che si era disperatamente rivolta a lui, di accedere legalmente al suicidio assistito, ancora oggi vietato in Italia.

 

 

 

Per questa donna non sono state le ultime ore di vita, bensì le ultime ore di agonia. In Svizzera ha confermato la sua scelta di morire, per mettere fine al calvario di una terribile malattia dalla quale non avrebbe avuto scampo. In ogni caso, anche io ritengo che la decisione spetti al malato e che sia ingiusto che gli italiani che vogliano beneficiare del suicidio assistito debbano emigrare. Immagino quanto sia doloroso pure per Marco compiere ciò che sta compiendo. Insomma, non si tratta di accompagnare un bambino al Luna Park o in gelateria.

 

 

 

La faccenda è molto diversa ed è emotivamente pesante e stressante. Sarebbe opportuno che in Italia questa questione venisse una volta per tutte risolta, riconoscendo alla persona umana, che ha un diritto inviolabile alla vita, anche un inviolabile diritto alla morte, discendente dalla libertà personale e dalla libertà all'autodeterminazione. L'art. 3 2 della nostra Costituzione fissa tale diritto che si sostanzia nella facoltà della persona umana di scegliere liberamente in ordine ad atti che coinvolgono il proprio corpo e le proprie aspettative di vita e di salute. Mi auguro che, terminati i patetici bisticci su alleanze e inciuci, politica e stampa comincino ad occuparsi di problematiche serie che riguardano l'esistenza di ciascuno di noi, la quale non ruota intorno a Letta, Calenda, Di Maio, Conte e compagnia bella. 

 

 

 

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