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Vittorio Feltri, reddito di cittadinanza? No, di delinquenza: abolirlo subito

 Conte, Grillo e Di Maio

Vittorio Feltri
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Ogni giorno, da quando è stato introdotto, la cronaca ci racconta quanto sia stato dannoso e fallimentare il reddito di cittadinanza. Il sussidio pensato e voluto dai grillini avrebbe dovuto "abolire la povertà", come aveva assicurato l'allora leader del Movimento Luigi di Maio, ma la povertà è cresciuta, avrebbe dovuto favorire l'occupazione, ma i centri per l'impiego non sono mai stati operativi ed efficienti, nonostante l'assunzione di personale che ha finito con il poltrire, avrebbe dovuto essere destinato ai bisognosi, ma quotidianamente salta fuori una indagine della Guardia di Finanza che, su tutto il territorio nazionale, senza eccezioni di sorta, smaschera farabutti (definirli furbetti sarebbe riduttivo) i quali intascano i quattrini pubblici dichiarando il falso, truccando le carte, compiendo raggiri, nascondendo proprietà, attività e status economico. Si parla di miliardi di euro andati in fumo nel giro di pochi anni, convogliati spesso nelle casse della criminalità organizzata. Ecco perché l'obolo grillino non soltanto non ha "abolito la miseria", bensì ha anche incentivato le frodi e rafforzato l'animus spoliandi della parte peggiore della cittadinanza.

 

 


L'ultimo caso è quello di Torino, dove una dipendente dell'Istituto di Patronato ente nazionale assistenza sociale ai cittadini/Caf Unione nazionale sindacale imprenditori e coltivatori, coadiuvata dal marito e da altri quattro membri di tale associazione, avrebbe inoltrato centinaia e centinaia di richieste al portale Inps, volte a consentire l'indebita erogazione del sussidio a favore di cittadini stranieri, precisamente di nazionalità rumena, non risedenti in Italia, insomma a persone che non ne avevano alcun diritto le quali ogni mese ricevevano soldi dal Bel Paese. Questo preciso furto allo Stato ammonta a circa 1.400.000 euro. Quindi, codesta gente se ne stava nella propria terra madre e conduceva una esistenza comoda e agiata mantenuta dai contribuenti italiani vessati da una tassazione divenuta per troppe famiglie insostenibile. È evidente e incontrovertibile che il reddito di fannullaggine vada eliminato o almeno rivisto e corretto. Per di più con la massima urgenza.

 

 

Le risorse pubbliche vanno destinate a chi non può lavorare e non a chi, pur potendo lavorare, non lo fa avendo a disposizione una entrata assicurata in virtù del fatto stesso che non sgobba. Il sussidio dei cinquestelle non è servito neppure a portare voti al Movimento del comico Beppe Grillo, se consideriamo che le stelle sono disintegrate e in alcuni territori sono del tutto sparite. Il flop è stato quindi totale, sotto ogni profilo, incluso quello puramente utilitaristico. Questo dovrebbe costituire un monito per quei partiti che cercano di acchiappare preferenze promettendo mari e monti, vendendo illusioni, prospettando chimere, mostrando il miraggio di bonus su bonus, regali finanziati con il denaro pubblico, aumentando un debito già mostruoso. Qualche volta questo può, in effetti, attirare gli elettori, però sul lungo periodo non paga e il Paese intero ne soffre. E lo hanno provato le stelline di Grillo. La sinistra apprenda la lezione fornita dai suoi ex alleati. 

 

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