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La retorica vuota della sinistra: difendere i diritti? Ma se li nega...

 Enrico Letta

Iuri Maria Prado
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Dice: la sinistra dei diritti civili. Ma quali? Ma quando? Tra le molte risonanti in questa campagna elettorale (ma davvero non è inedita) c'è questa tiritera della sinistra che si qualificherebbe in modo distintivo rispetto alla destra, appunto, sui diritti civili. In realtà è semmai vero che la storia della sinistra italiana, contrassegnata dal predominio comunista, è vergine di qualsiasi iniziativa a tutela di qualsiasi diritto civile.

 

 

A cominciare da aborto e divorzio, che i comunisti avrebbero assai volentieri avversato e che molto mal volentieri si sono costretti ad appoggiare (ma non perché ci credessero: solo perché i loro elettori gli avrebbero votato contro), la tutela dei diritti individuali  è quanto di più estraneo a una tradizione che l’ha sempre considerata recessiva rispetto alle esigenze della giustizia sociale garantita dalla liberazione delle masse popolari - tipo quelle bulgare o vietnamite: felicissime - e dalla retorica sindacal-operaista che ha assicurato agli operai italiani gli stipendi più magri d’Europa. Si faccia il conto dei diritti civili acquisiti in forza del contributo comunista: un deserto.

 

 

E a punteggiarlo, semmai, sono certe oasi-miraggio di un dirittismo declamatorio e vano, con l’elevazione a feticcio di qualche balorda battaglia identitaria di non si sa che cosa, il biascicamento convenzionale e semplicista di una società trasognata e multi-ignorante, con le scuole e le amministrazioni pubbliche precettate agli adempimenti del Sabato Progressista antiomotransfobico presidiato da tanta bella galera democratica. I diritti civili della querela, del mandato di cattura e della rieducazione Bella Ciao.

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