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Cuochi: da Di Vittorio a Michelle Obama, ai tavoli di Giacomo Bulleri la storia/Adnkronos (2)

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(AdnKronos) - Dopo un paio di locali che alternavano biliardi alla cucina, e un terzo 'esperimento' con un albergo in Piazza Maimonti, Giacomo apre il suo primo 'successo': la "Trattoria da Giacomo” accanto alla Camera del Lavoro che resterà aperta per 33 anni, prima del suo trasferimento nella sede attuale di via Sottocorno. In poco tempo diventa il ritrovo ufficiale del sindacato milanese e non solo. La specialità della casa era il risotto alla milanese. "Mangiavano pesante gli amici del sindacato: ossobuco, arrosto, capretto a volontà e il bolliti. Poi gli arrosti. Io ero il 're' degli arrosti, tutti. Erano uomini di un'altra tempra, uomini di grande coraggio e valore. Questa vicinanza ai grandi uomini del lavoro mi ha segnato in maniera indelebile per sempre. Grazie a loro ho imparato ad apprezzare e rispettare ancor di più il lavoro e il lavoratore, vero capitale di ogni impresa. Durante questi anni ho avuto più di mille dipendenti e con ognuno di loro ho ancora un rapporto speciale, fatto di reciproco rispetto e amicizia" ricorda. Prima di tutti Giacomo tiene a ricordare il grande Giuseppe Di Vittorio, “un uomo distinto e per bene, un fuoriclasse”, dice. Da Giacomo vanno Giancarlo Pajetta, Luigi Longo, Umberto Terracini. Quasi tutti gli uomini e le donne che hanno fatto la storia della "Camera del Lavoro" di Milano sono passati dalla “Trattoria di Giacomo": Luciano Lama “un vero sindacalista, nato operaio”. Giorgio Benvenuto, “un intellettuale, molto fine”. E poi Lucio De Carlini “uomo di grande cultura”, fino a Antonio Pizzinato “da ammirare per la determinazione di chi ha lavorato in fabbrica come lui”. E infine Bonacini, Ghezzi, Lesca, Camusso. “Mangiavano tutti assieme, affamati. Io facevo certe bistecche grosse così! Molti venivano da Roma per riunioni o manifestazioni sindacali. Dovevano sostenersi”.

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