Un funerale per Spelacchio
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(AdnKronos) - "Non fiori, ma opere di giardinaggio". Il povero Spelacchio, l'albero di Natale più famoso e discusso d'Italia, sembra essere destinato a non vedere l'inizio del nuovo anno. Spoglio, lontano dalla sua Val di Fiemme che lo ha visto rigoglioso prima del tragico viaggio verso la Capitale, l'abete rosso è stato dichiarato tecnicamente morto dal Comune che, stando a indiscrezioni di stampa, ha deciso anche di indagare e fare luce su quello che appare a tutti gli effetti un efferato 'albericidio'. Una brutta morte insomma quella di Spelacchio, che i social hanno deciso di celebrare dedicando all'arbusto un ultimo e sentito saluto. Come? Con un funerale pubblico, naturalmente. Fissati per il giorno di Natale alle 13.00 nel centro di Roma, i 'Funerali di Spelacchio' sono l'evento Facebook del momento, con ben 1000 partecipanti e oltre 4mila 'interessati'. Un omaggio organizzato da Simone Cosimi, che spiega così la scelta di celebrare le esequie dell'ormai defunto alberone: "Spelacchio è morto, lunga vita a Spelacchio! Ci vedremo tutti a piazza Venezia per un ultimo saluto addolorato al povero Spelacchio, l'abete rosso che nei pochi giorni di vita capitolina ci ha donato gioia e felicità nonostante l'orribile trasformazione subita nel trasporto dalla Val di Fiemme alla Capitale. L'unico albero di Natale - sottolinea - che non è arrivato a Natale. Una morte, la sua, avvolta nel mistero e nel rimpallo delle responsabilità. Sentitevi liberi di invitare amici e parenti, chiunque possa essere colpito dalla perdita di Spelacchio, condividendo l'evento. Non fiori - conclude - ma opere di giardinaggio". E sono diversi gli utenti colpiti a tal punto da decidere, in attesa di dargli l'ultimo saluto in piazza, di dedicare un pensiero allo sfortunato abete. Si va dall'ormai famoso hashtag #JeSuisSpelacchiò agli appelli per traslarne le spoglie al Pantheon, fino ad arrivare a messaggi di cordoglio - "R.I.P. Riposa In Pellets" -, imbarazzate richieste di chi si domanda se sia il caso di portare corone di fiori e, addirittura, un'orazione funebre ad hoc. A dedicarla al compianto Spelacchio è Cesare, che per farlo prende in prestito il monologo di Marco Antonio scritto da Shakespeare: "Ascoltatemi amici, romani, concittadini…Io vengo a seppellire Spelacchio, non a lodarlo. Il male che l'uomo fa vive oltre di lui. Il bene sovente, rimane sepolto con i suoi rami… e sia così di Spelacchio. La Virgy vi ha detto che Spelacchio era ambizioso. Grave colpa se ciò fosse vero e Spelacchio con grave pena l'avrebbe scontata. Si è vero. Sul pianto dei miseri Spelacchio lacrimava. Un ambizioso dovrebbe avere scorza più dura di questa". Un scorza dura, appunto, e non un fragile corteccia.