Casamonica, ai funerali show banda fu costretta a suonare il Padrino
Roma, 17 lug. (AdnKronos) - I musicisti al funerale show di Vittorio Casamonica, che si svolse il 20 agosto 2015 nella parrocchia Don Bosco a Roma, furono sostanzialmente costretti a suonare il Padrino. E' quanto emerge dall'ordinanza per gli arresti nel maxi blitz contro il clan Casamonica messo a segno oggi dai carabinieri del comando provinciale di Roma. Due degli odierni indagati nell'operazione di oggi, come emerge dall'ordinanza, portarono il feretro a spalla insieme ad altre due persone. Nell'ordinanza si ricorda che i musicisti furono ascoltati dalla pg come persone informate dei fatti. Uno dei componenti della banda ha raccontato che avrebbero voluto suonare le marce funebri, ma un uomo gli si è avvicinato dicendogli che dovevano suonare il Padrino. I musicisti, pur affermando di non aver ricevuto minacce esplicite, hanno riferito di aver percepito il rischio di ripercussioni nel caso non avessero assecondato la richiesta. Le dichiarazioni rese dai tre musicisti, secondo gli inquirenti, sono molto interessanti in quanto danno conto del "clima di intimidazione", si legge nell'ordinanza, nel quale la banda musicale aveva dovuto suonare peraltro senza percepire alcun compenso. Ma non c'è solo il funerale show. Dall'ordinanza del gip del Tribunale di Roma emerge anche il "trionfante rientro" nel vicolo di Porta Furba, considerato dagli inquirenti 'roccaforte' del clan, di uno degli odierni arrestati, dopo che era stato scarcerato. Un fatto che, come si legge nell'ordinanza, sarebbe avvenuto nel 2014 ed era teso a riaffermare verso "l'esterno la potenza e il prestigio criminale del clan". All'epoca un membro dei Casamonica, tra gli odierni colpiti dall'ordinanza, era stato arrestato e scarcerato tre giorni dopo: come raccontato da un collaboratore di giustizia, dopo la scarcerazione è stato riaccompagnato al vicolo di Porta Furba dal fratello e accolto come un eroe da tutti con tanto di clacson che suonava. Secondo il collaboratore, sembrava una scena tratta dal film Gomorra.