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Andreotti: Mannino, Gheddafi non andava toccato

AdnKronos
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Palermo, 15 gen. (AdnKronos) - "Giuli Andreotti ha interpretato la politica estera con i tratti della sua personalità. Ricordo perfettamente un episodio che risale al 1987, quando arrivò davanti alle acque di Lampedusa un missile dalla Libia. Io, che ero ministro, feci un intervento molto forte in Consiglio dei ministri lamentandomi di quanto avvenuto. Ma Andreotti calmò gli animi e disse: Signori, è solo una 'bombetta", e così fece diventare la mia sortita in Cdm solo un piccolo episodio che non meritava attenzione, perché c'era un interesse più grande, diverso e contrapposto alla mia presa di posizione. Insomma, Gheddafi non andava toccato". E' il ricordo di Calogero Mannino, ex ministro della Marina Mercantile del Governo Andreotti. In una intervista all'Adnkronos, l'ex ministro democristiano ricorda la funzione di Andreotti, specialmente nella politica estera. "A quei tempi, la politica estera italiana è sempre stata nel quadro della solidarietà della Nato, una politica attiva nella tutela dei propri interessi. Tenuto conto che i francesi non scherzavano. Specie in ordine alla questione libica. E Andreotti ha interpretato questa linea con i tratti della sua personalità". Mannino racconta poi un altro episodio risalente, questa volta, al 1981 quando Mannino era ancora ministro. "In quel periodo gestivo per conto del Governo una trattativa con il Marocco per un complesso di accordi importanti sulla pesca e altro. Andreotti era Presidente della Commissione Esteri - ricorda - Andreotti mi fece una telefonata e mi disse: 'So che parti per Rabat, io ho un buon rapporto con il Nunzio apostolico di Rabat, l'ho chiamato egli ho detto che stai andando a Rabat'. A quel punto, al mio arrivo a Rabat chiedo all'ambasciatore di allora di presentarmi il Nunzio apostolico. Lo andai a trovare e lui mi diede le dritte necessarie per i miei interlocutori". "Andreotti - prosegue Mannino - era un politico che conosceva il mondo, non solo perché conosceva la politica, ma perché era un uomo del vaticano. Aveva una duplicità di funzioni e incarichi, era in condizione di gestire questo universo dello Stato".

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