Borsellino: Germanà, io miracolato e quello strano trasferimento (3)
(di Elvira Terranova) - "Nel maggio 1992 mi chiamò il Prefetto Luigi Rossi e mi chiese se nella vicenda del notaio che aveva avvicinato il Presidente scaduti c'era qualcosa di specifico nei confronti del ministro Mannino. E gli dissi che all'indomani gli avrei dato una risposta- racconta ancora Germanà- All'indomani lo chiamai e il mio dirigente, Di Costanzo, mi disse che già avevano il rapporto senza specificare chi lo avesse". Rispondendo, nel corso del controesame, alle domande dell'avvocato Giuseppe Panepinto, legale del Primo dirigente Mario Bo, che gli chiede se durante la telefonata del Prefetto Luigi Rossi "ebbe la sensazione di avere avuto pressioni", Germanà ha risposto seccamente: "Non ho ricevuto nessuna pressione, è evidente che il vicecapo della Polizia si interessi di una indagine per capire se un ministro fosse coinvolto in una indagine". Il diretto interessato, il Prefetto Luigi Rossi, all'epoca vicecapo della Polizia, anche lui sentito all'udienza di oggi, ha spiegato: "Fu il capo della Polizia Parisi (oggi deceduto ndr) a chiedere una relazione e io convocai Germanà". Paolo Borsellino non gradì molto il trasferimento a Mazara del Vallo e il 4 luglio, a Marsala, gli chiese nuovamente di tornare a Palermo. "Lo vidi durante il saluto di commiato a Marsala, essendo stato trasferito definitivamente alla Procura di Palermo. Alla fine accompagnai Borsellino e lui mi disse, dandomi per la prima volta del tu e con affetto: "Ma come fai a tornare a Mazara del Vallo?' e mi disse: 'Poi ne parliamo'.E disse: 'Rino, preparati a venire a Palermo, non so se alla Squadra mobile o altrove" e io risposi: "Va bene, signor procuratore". Quindici giorni dopo però Borsellino fu ucciso nella strage di via D'Amelio. E il 14 settembre di quell'anno Germanà sopravvisse all'attentato.