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Mafia: Scarantino, 'ero bomba pronta a esplodere, così decisi di dire la verità'

AdnKronos
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Caltanissetta, 17 mag. (AdnKronos) - "Non ce la facevo più a continuare a raccontare bugie, loro mi mettevano le cose in bocca e io le ripetevo come un pappagallo. Certe volte non riuscivo a capire, a memorizzare le parole e i poliziotti me le facevano ripetere più volte. Così telefonai a mia mamma, l'unica di cui mi fidavo, e le dissi che volevo raccontare tutta la verità, che non c'entravo niente con le stragi. Ero una bomba pronta a esplodere...". Così, l'ex pentito Vincenzo Scarantino racconta al Procuratore aggiunto Gabriele Paci, durante la sua deposizione al processo sul depistaggio sulla strage di via D'Amelio, i motivi che nell'estate del 1995 lo hanno spinto a volere "raccontare la verità ai magistrati", cioè di avere detto fino a quel momento solo bugie sulla strage di via D'Amelio. Scarantino era in un luogo protetto vicino a Imperia con la sua famiglia. "Dissi a mia mamma che volevo dire la verità e lei mi rispose che era giusto e che dovevo dire solo la verità e mi ha dato il numero di un giornalista, Angelo Mangano". "Io ero un ragazzo instabile - racconta ancora Scarantino in aula, coperto da un paravento - Io ero una bomba pronta a esplodere". "Dissi al poliziotto che era casa che volevo subito parlare con un magistrato 'picchì un sapìa nienti' (non sapevo ndente ndr). E lui è andato a riferire che io volevo parlare con un magistrato per dire che non sapevo niente". Nel frattempo Scarantino rilascia una intervista telefonica al giornalista Mediaset Angelo Mangano in cui dice che non c'entrava niente con la strage e che aveva accusato persone innocenti. "Gli raccontai al telefono che erano tutte falsità, queste persone accusate da me erano tutte innocenti. E che mi aveva fatto dire tutto Arnaldo La Barbera (che guidava il gruppo Falcone e Borsellino ndr) e la Polizia. Mi ero liberato di un peso. Dopo che ho parlato con il giornalista è stato fissato un appuntamento con il magistrato".

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