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"Nessun quarto uomo"

AdnKronos
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Milano, 18 lug. - (Adnkronos) - "Non c'è nessun quarto uomo italiano". Lo affermano, con decisione, alcune fonti vicine all'inchiesta sui presunti fondi russi alla Lega, mettendo così a tacere le notizie di stampa che portavano a ipotizzare un altro protagonista all'incontro del 18 ottobre all'hotel Metropol di Mosca, incontro al centro dell'inchiesta milanese che vede finora due indagati per corruzione internazionale.  L'ipotesi, rilanciata da 'Repubblica', era che fossero quattro e non tre, come finora ipotizzato sulla base dei colloqui pubblicati da Buzzfeed, gli italiani all'incontro che si è svolto all'hotel Metropol di Mosca il 18 ottobre 2018. Così come non escludevano la possibile presenza di un quarto componente della delegazione russa. Durante l'interrogatorio presso la caserma della Guardia di Finanza di via Fabio Filzi a Milano l'avvocato Gianluca Meranda si è avvalso della facoltà di non rispondere. "Non desidero rilasciare dichiarazioni per il momento" ha detto all'Adnkronos in merito all'ipotesi giornalistica della possibile presenza di un quarto italiano. "Vedremo cosa farà la magistratura" ha detto. "L'ho scritto e confermo", dice ancora Meranda in merito alla lettera da lui inviata a Repubblica in cui rivendicava la legittimità della trattativa al Metropol. Alla domanda se durante l'interrogatorio i magistrati gli avessero chiesto dell'eventuale quarto uomo presente al Metropol, l'avvocato spiega che "non c'è stato modo perché non ho collaborato in questo senso". Per il resto, dice Meranda, "non ho nessun altro commento" (VIDEO). Nelle perquisizioni scattate nell'inchiesta sui presunti fondi russi alla Lega è stato trovato "materiale interessante". E quanto risulta da fonti vicine all'indagine. Le perquisizioni sono scattate nei confronti di Gianluca Savoini, ex portavoce di Matteo Salvini, dell'avvocato Gianluca Meranda e di Francesco Vannucci, questi ultimi due hanno ammesso, alla stampa, di essere stati presenti all'incontro del 18 ottobre all'hotel Metropol di Mosca al centro dell'inchiesta milanese. Due dei tre perquisiti, ossia Savoini e Meranda, risultano indagati per corruzione internazionale. 

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