Campania: depurazione acque reflue, danno erariale di 53 mln euro (2)
(Adnkronos) - Sui canoni delle acque reflue sono emerse nel corso delle indagini esperite dal Nucleo di polizia tributaria di Napoli, "una serie di anomalie". Secondo quanto emerso dalle indagini "il piano economico-finanziario a base dell'intervento in project financing non era basato su dati verosimili; i ricavi sono stati di gran lunga sovrastimati rispetto ai costi e la Regione Campania non ha mai incassato interamente i previsti 62 milioni di euro, mentre i volumi del fatturato, a tutt'oggi, si aggirano in realtà intorno ai 42 milioni di euro, peraltro al lordo dei 'pesanti' aggi riconosciuti agli enti gestori delle forniture idriche". I finanzieri ricordano che "nel settembre del 2010 la Regione Campania ha risolto unilateralmente il rapporto concessorio" e le indagini "hanno accertato che non solo gli impianti sono stati riconsegnati non rifunzionalizzati, ammodernati e adeguati alla normativa ambientale, come previsto dalla concessione, ma addirittura in uno stato peggiore rispetto al 2006". "Sino al 2012, tuttavia, la ormai ex concessionaria Hydrogest ha curato la mera gestione degli impianti, garantendosi altri 5 milioni di euro al mese - prosegue la guardia di finanza - Dall'agosto del 2012 gli impianti sono passati a una gestione commissariale, che riesce, allo stato, a garantire una gestione efficiente, certificata dalle analisi condotte a valle della depurazione, a fronte di una spesa mensile di circa 4 milioni di euro". Alle società coinvolte, a due pubblici amministratori, due dirigenti pubblici e tre dirigenti d'azienda è stata contestata dalla procura contabile "la responsabilità di un danno erariale quantificato in circa 53 milioni di euro complessivi". La guardia di finanza ha dunque ha disposto, a scopo conservativo, il sequestro di beni mobili e immobili e valori sino all'intero danno erariale contestato.