(Adnkronos) - In realtà Genova ha già vinto la sfida interna, a essere in forse è quella internazionale. Dei porti italiani scesi in campo, Piombino e Palermo non sono attrezzati per uno smaltimento di quelle dimensioni, non hanno le strutture adatte, e la richiesta di Civitavecchia è stata definita dal capo della Protezione Civile, Franco Gabrielli, durante l'audizione della Camera di giovedì 17 aprile, "fuori mercato", 200 milioni di dollari, mentre i turchi ne chiederebbero 40. La spesa a Genova sarebbe con ogni probabilità nettamente inferiore a quella di Civitavecchia ma più onerosa rispetto ai cantieri turchi. Nella scelta, però, non conteranno soltanto i costi. Si dovranno pur tenere presenti, come ha ricordato Lupi, il danno subito dall'Italia, e altri fattori, come le garanzie di rispetto dell'ambiente, e le distanze. Fattori che giocherebbero a vantaggio della Lanterna. Un conto è trainare il relitto dall'isola del Giglio allo scalo genovese , un altro è fargli attraversare tutto il Mediterraneo. Ma se diversi sono i criteri da considerare per la scelta, diversi sono anche i soggetti che concorrono alla decisione. Il presidente del consiglio dei ministri, Matteo Renzi, a Genova l'8 maggio scorso, ha dichiarato: "il governo sta lavorando perché lo smaltimento sia fatto in Italia, anche se la scelta spetta ai privati". E tra i privati, assieme a Costa Crociere e al gruppo Carnival, diranno certamente la loro i P&I Clubs, società mutualistiche fra armatori nate allo scopo di unire le forze per garantire i propri membri da rischi potenzialmente causa di rimborsi particolarmente gravosi. I 13 principali Club del mondo fanno poi parte dell'International Group, organizzazione con finalità riassicurative. Sono questi club a pagare le spese relative al disastro del Giglio. Nel caso di Costa Concordia il Club più esposto, ma ve ne sono altri coinvolti, sarebbe lo Standard Club di Londra.