(Adnkronos) - La camera penale non aveva mancato di ricordare come quella tematica "non avrebbe dovuto essere trattata come una questione riservata ed interna alla magistratura" perchè "contiene in sé anche il presupposto dello stesso esercizio dell'azione penale: il potere che lo Stato costituzionale demanda ai rappresentanti della Pubblica Accusa non può certo considerarsi come l'espressione di un potere assoluto". All'indomani della decisione del Plenum del Csm, attraverso un "metodo espressione delle più tradizionali logiche di corrente che si sono attivate con particolare vigore impadronendosi di quelle tematiche generali, così impedendo che sulle stesse venisse operata una valutazione serena e scevra da logiche di appartenenza", l'ordine dei penalisti ricorda come "il vero punto focale della vicenda" era "dare un'interpretazione alle norme della legge Castelli-Mastella di riforma dell'ordinamento giudiziario anche sulla base di quanto, nel recente passato, lo stesso Csm aveva valutato in relazione ad altri conflitti insorti nelle Procure di Genova, Napoli e Catania". Ancora una volta "si trattava di valutare quale fosse la portata e l'ampiezza della sfera e del perimetro del potere gerarchico che quelle norme riconoscono al Procuratore Capo, senza mettere in discussione ciò che la legge prevede, ma valutando i criteri con i quali viene applicata. Un'occasione, quindi, per riaffermare il contenuto della Legge secondo un'interpretazione costituzionalmente orientata e che non ne svilisse la portata. Questo scrutinio, però, sembra essere stato svolto solo ed esclusivamente attraverso la lente dell'appartenenza ad una corrente ed alla difesa incondizionata dei suoi appartenenti". (segue)