Gli ebrei sono lo 0,2% della popolazione mondiale, ma hanno ottenuto il 26% dei premi Nobel per le materie scientifiche, e oltre il 35% degli Oscar perla regia. E non solo. Fisico e filosofo, “non ebreo” sottolinea subito, Paolo Agnoli ha scritto un breve ma corposissimo saggio per indagare su questa questione: Gli ebrei e la cultura Perché ci sono così tanti Nobel di origine ebraica? (Gruppo Albatros Il Filo, 68 pp., 9,41€). All’inizio fa l’esercizio di entrare in una libreria o in una biblioteca. Reparto scienza? Ecco Albert Einstein, Albert Abraham Michelson, Niels Bohr, Max Born, John von Neumann, Richard Feynman, J.Robert Oppenheimer, Hans Bethe, Lev Landau, Wilhelm Röntgen, Murray Gell-Mann, Maria Goeppert Mayer, Rosalyn Yalow, Ada Yonath. Filosofia? Sono ebrei Baruch Spinoza, Sigmund Freud, Karl Marx, Ludwig Wittgenstein, Theodor Adorno, Herbert Marcuse, Emmanuel Lévinas, Michel Eyquem de Montaigne, Claude Lévi-Strauss, Karl Popper, Hilary Putnam, Erich Fromm, Daniel Kahneman, Zygmunt Bauman, Hannah Arendt, Simon Weil, Edith Stein.
Letteratura? Ecco Franz Kafka, Boris Pasternak, Marcel Proust, Isaac Asimov, Allen Ginsberg, Philip Roth, Marc Bloch, Joseph Roth, J.D. Salinger, Saul Bellow, Heinrich Heine, Isaac Bashevis Singer, Amos Oz, Carl Sagan, Paul Celan, Elie Wiesel, Anna Frank, Nelly Sachs, Gertrude Stein, Rosa Luxemburg, Natalia Ginzburg. Elenchi lunghissimi anche per l’economia e perla medicina. «Benjamin Rubin ha concepito l’ago da siringa per le vaccinazioni, Jonas Salk il primo vaccino antipoliomelitico migliorato poi da Albert Sabin, Gertrude Elion una importante medicina contro la leucemia, Baruch Blumberg il vaccino contro l’epatite B, Paul Ehrlich il trattamento contro la sifilide, Elie Metchnikoff decisive cure contro le malattie infettive, Andrew Schally enormi contributi nell’endocrinologia, Gregory Pincus la prima pillola contraccettiva, Aaron Bech la terapia cognitiva e Willem Kolff la prima macchina per la dialisi renale. E ebrei sono anche molti dei campioni di scacchi. È «un popolo del quale fecero parte, del resto, anche Gesù e sua madre Maria, che vissero più di 2000 anni fa in una terra chiamata appunto Iudaea». Ma, chiarisce Agnoli, non si può pensare a una predisposizione di tipo genetico, piuttosto bisogna guardare alla loro storia complessa caratterizzata da migrazioni e mescolanze con popolazioni di diverse aree geografiche. Caratteristico della cultura ebraica, però, è il culto dello studio. Già molti secoli prima di Cristo per gli ebrei era importante avvicinarsi ai testi sacri, per poi poterne discutere con gli altri. La Torah in particolare è stata oggetto di studi e interpretazioni approfondite per generazioni, che hanno promosso una cultura del ragionamento critico, dell’analisi e della discussione.
Macbeth, vorrei ma non posso. È Chailly il vero re della serata
La Scala inaugura la stagione con Lady Macbeth del distretto di Mcensk, l’opera che nel 1936 fece indignare Stalin...Le stesse preghiere ebraiche hanno testi che non vengono letti e mandati a memoria meccanicamente, ma richiedono sforzo intellettivo e ragionamento. L’istruzione è sempre stata così considerata non solo un diritto per tutti gli uomini e tutte le donne, ma anche un dovere fondamentale, specie dopo che nel 70 d.C fu distrutto il Secondo Tempio. Scrive già nel 96 d.C. lo storico Giuseppe Flavio: «Gli Ebrei non considerano la nascita di un figlio come un’occasione per festeggiare o una scusa per bere esageratamente. La legge ordina che ai bambini si debba insegnare a leggere, e debbano imparare le leggi e gli atti dei loro antenati, così che possano imitarne comportamenti e, conoscendo a fondo le leggi, non possano trasgredirle né avere alcuna scusa per non conoscerle». Quasi 5000 anni di diritto allo studio che da 2000 anni è diventato anche obbligo religioso non hanno potuto dunque non produrre l’effetto da cui siamo partiti. Anche, è ovvio, interagendo con una situazione di persecuzioni e intolleranza per cui gli ebrei erano incentivati a investire in patrimoni immateriali che si potessero portare da un Paese all’altro, piuttosto che in asset materiali destinati a essere persi per una espulsione, un esproprio o un pogrom. Come registrato peraltro nella nota barzelletta ebraica: Perché tanti virtuosi del violino sono ebrei?... Prova tu a mettere un pianoforte in valigia e poi scappare!




