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Stavolta i comici non salveranno Obama

Come in Italia, anche negli Usa la satira è schierata a sinistra. Repubblicani massacrati, Barack no. Nel 2008 era l'idolo, ma stavolta...

Giulio Bucchi
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New York. Tutto il mondo è paese, cioè anche in America come in Italia i comici della TV che conducono gli spettacoli di varietà della sera tardi  improntati sulla satira politica sono sbilanciatissimi, a sinistra, nella scelta dei soggetti da irridere. Il Center for Media and Public Affairs della George Mason University ha fatto una ricerca comparativa su tutto il 2011 e ha quantificato l'ovvio: i comici hanno sparato contro i Repubblicani tre volte tanto le battute che hanno riservato ai Democratici. Se David Letterman ha preso in giro Obama 77 volte, e Jay Leno, il meno fazioso, 156, contro i candidati alla nomination del GOP è stato un carnevale: complessivamente, Herman Cain (che se l'è cercata, per la verità) s'è beccato 191 frecciatone, Rick Perry 186, Michele Bachmann 128, Newt Gingrich 110, Mitt Romney 79. A parte  i numeri, è la stessa idea di prendere di mira chi “cerca” di andare al potere con una determinazione ben maggiore di quella riservata a chi “ha” il potere,  a documentare la partigianeria per la sinistra del mondo dell'intrattenimento televisivo. Peraltro, è la replica di ciò che capita regolarmente a Hollywood con i film. Alla sinistra dei più famosi Letterman e Leno ci sono poi anche Stephen Colbert, Jon Stewart e Jimmy Fallon, notoriamente liberal senza tentennamenti. Quanto conterà questo schieramento di propagandisti pro Obama nelle elezioni del 2012? E' certo che la cultura popolare, rappresentata da questi personaggi come da altre stelle tipo Oprah, con milioni di audience, hanno tirato bene la volata per Barack tre anni fa. Allora era l'uomo nuovo e relativamente sconosciuto, e fu largamente risparmiato dalla satira, ed anche dal giornalismo investigativo che non ha mai indagato a fondo, e tantomeno scherzato, sulla sua familiarità con un terrorista accertato (Bill Ayers, bombarolo non pentito) o con il suo mentore spirituale antisemita e antibianco (Jeremiah Wright). Ora che ha governato tre anni, e che la gente potrà giudicarlo per le sue azioni (e severamente, visto che il superstimolo che ha gonfiato il deficit, Obamacare, e la riforma finanziaria hanno ridotto la sua popolarità dal 70% al 42% ), l'intento dei satirici a senso unico sarà di demolire l'avversario che verrà. Basta vedere che cosa successe nel 2008 a Sarah Palin, appena scelta come vice da McCain, al Saturday Night Live, altra roccaforte di liberal del calibro di Tina Fay e di Alec Baldwin, tra gli altri. Un impatto ci sarebbe, dunque, per quel pubblico che si affidasse solo agli spettacoli leggeri per informarsi. Ma quanti sono? In realtà, dice un sondaggio (Rasmussen) basato su 15 mila interviste in tutto il paese, da quando Obama è alla Casa Bianca i sedicenti Democratici, che erano l'8% in più dei Repubblicani, sono scesi oggi fino ad essere il 3% in meno di chi si dichiara del GOP. In assoluto, il partito di Obama ha perso il 21% dei suoi fans da quando lui è presidente, e il 26% dal picco che toccò nel maggio del 2008. Anche se Letterman e soci trattano il presidente con i guanti, la gente  ha imparato a conoscerlo meglio e terrà conto dei suoi risultati, anche se riderà per le battute sui Repubblicani. di Glauco Maggi twitter @glaucomaggi  

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