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Obama si gioca la (patetica) cartuccia Nascar

Per accattivarsi l'America profonda Barack fa appello ai sostenitori: versate 5 dollari a avrete il vostro nome stampato su un bolide

Glauco Maggi
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Attenti al Nascar, candidati alla Casa Bianca. Chi tra i politici lo tocca maldestramente, rischia il ridicolo. Il capo della campagna di Obama, Jim Messina,  ha fatto ieri con una email un appello ai milioni di sostenitori del presidente per versare del denaro alla campagna. Chi dà almeno 5 dollari, meglio se di più, avrà il suo nome stampato su una automobile che parteciperà alle corse del circuito Nascar, dove i piloti possono fare quasi tutto, e gli incidenti sono lo show: un wrestling su quattro ruote, insomma. Dire Nascar in America è come dire “Popolo Bianco degli Stati Rossi”. E questo è dunque il patetico tentativo di Obama di gettare un ponte all'America profonda, che si appassiona davvero in massa alla gara automobilistica più popolare, e meno elitaria che ci sia. E' lo stesso pubblico che ama le armi e i barbecue, non disdegna il grasso (mangiarlo ed esserlo) e che irride al  cibo organico e ai broccoli coltivati da Michelle con le sue mani, e pensa male della Francia perché troppo sofisticata. Per Obama, il dire o il far credere di essere uno che sa davvero che cosa sia il circuito Nascar, e tanto più che si identifichi con il pubblico vero che lo segue, è come per un politico liberal e animalista che vuole vincere le elezioni in Spagna sponsorizzare il drappo rosso dei toreri che si esibiscono sulla Plaza del Toro. Irresistibilmente comico, e oltraggiosamente opportunista e ipocrita: anche se Obama e Michelle, che di solito firmano questi inviti a scucire dollari per la causa, stavolta hanno mandato avanti Messina, il manager che nessuno conosce. Obama in mille discorsi, ma soprattutto in tanti atti di legge che hanno promosso incentivi con i soldi delle tasse, e con gli ordini esecutivi delle sue agenzie governative, si è sempre proclamato il promotore e il tutore delle auto verdi, elettriche, ibride. Tutto ma non la benzina, che è il male. Come sono male i petrolieri, e i produttori di energia con il gas naturale. E, fino a ieri, erano male, o quantomeno di un altro pianeta, anche i fanatici volgaroni del Nascar che amano, e usano per sé,  automobili ad alto consumo. E che pensano delle auto verdi ciò che gli appassionati del football americano, dei videogame “sanguinari” e della lotta senza limiti dei werstlers pensano del polo. O del golf, che è in realtà il vero sport ufficiale di Barack. Maneggiare il Nascar è pericoloso per chi non sia un americano doc, possibilmente del West, Sud o Midwest. Si era scottato anche Mitt Romney, che da milionario dell'America del Nord Est, e da ex governatore del liberal Massachussetts, quando gli fu  chiesto qualche mese fa che rapporto avesse con il Nascar se ne uscì con una gaffe delle sue: “Il Nascar? Conosco degli amici che possiedono un paio di scuderie d'auto da corsa del Nascar”. Sicuramente non sarà tra un'auto delle squadre degli amici di Mitt quella su cui Messina ha detto che vuol farci stampare sopra "Powered by the American People",  “Motore alimentato dal popolo americano”.  Ma che cosa potrà rendere in voti a Obama lo smaccato tentativo di captare la benevolenza di gente che ha una passione vera, distante da lui le proverbiali MilleMiglia? di Glauco Maggi

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