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L'export tedesco va a piccoGermania paga la cura Merkel

Il rigore invocato per l'eurozona riduce la capacità d'acquisto dei partner: richiesta di beni dall'estero ai livelli del 2009

Matteo Legnani
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A furia di predicare rigore (negli altri paesi), molti analisti avevano pronosticato difficoltà in arrivo anche per l'economia tedesca. Motivo: se nei paesi di Eurozona a furia di rigore (cioè tagli e tasse) la gente e le aziende non hanno più un euro da spendere, a pagarla sarà anche la poderosa industria tedesca, che fa dell'esportazione del made in Germany un pezzo forte. E gli analisti markel-critici sembrano aver ragione, almeno a giudicare dal crollo degli ordinativi dall'estero per l'industria tedesca nel mese di agosto, che ha riportato la situazione ai livelli del 2009. A rivelarlo è uno studio dell'Istituto Markit, che ha compiuto un'inchiesta presso 500 aziende industriali tedesche, dalla quale emerge una forte contrazione della domanda estera di macchinari, beni di investimento e prodotti chimici. "Un arretramento particolarmente forte si è avuto dai Paesi del Sud Europa", notano gli studiosi del Markit, secondo i quali il trimestre da luglio a settembre potrebbe essere il peggiore per l'export tedesco degli ultimi tre anni. A causa della diminuzione degli ordinativi le aziende tedesche avrebbero tagliato per il quinto mese consecutivo posti di lavoro, "anche se rispetto a luglio il ritmo di questi tagli è rallentato". Il dato positivo per le imprese è invece dovuto al calo dei prezzi delle materie prime acquistate, ad eccezione di acciaio e prodotti petroliferi.

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