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Altro che salvezza dell'EuropaCon la Tobin tax tutti più poveri

Compravendite azionarie giù del 30%. E Pil del continente in calo fino all'1,76%

Matteo Legnani
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di Luciano Capone L'ultima arrivata, tra le tante tasse introdotte dal governo, è la Tobin tax. Più che per gli altri balzelli  il governo e la sinistra  vanno fieri di questa tassa sulle transazoni finanziarie (TTF): per Nichi Vendola «è un obiettivo di civiltà», per Pierluigi Bersani è «un traguardo di equità»  addirittura per Francesco Boccia e  Raffaele Bonanni «ci vuole un rafforzamento». Stando agli obiettivi la tassa serve a fermare  gli avidi speculatori e su questo punto è d'accordo anche l'Europa che, per bocca del presidente della Commissione europea Barroso, dice «non è solo una questione di equità, ma anche di ritorni economici e monetari». È proprio questo il punto: la tassa «contro la speculazione» approvata dall'Italia e da altri paesi europei è solo un pretesto per fare cassa e tappare i buchi di bilancio che però avrà e effetti negativi. Non lo dice qualche ultraliberista o una lobby di speculatori, ma lo mette nero su bianco proprio il governo nella relazione tecnica alla legge stabilità in cui stima «un coefficiente di riduzione del 30% per le compravendite azionarie e dell'80% per i prodotti derivati». La stessa Commissione europea presieduta da quel Barroso secondo cui la Tobin tax «è parte delle soluzioni alla crisi», in un documento del settembre 2011 che valutava l'impatto della TTF, prevedeva «un'ipotesi di riduzione dei volumi del 90%, basata sull'esperienza svedese». Cos'è successo in Svezia? Nel 1984 venne introdotta una Tobin tax che fece scappare tutti gli operatori finanziari e di cui beneficiò la City londinese che accolse a braccia aperte gli investitori in fuga . Il gettito ricavato fu così modesto e gli effetti così disastrosi che nel 1992 il governo svedese abolì la TTF . E infatti oggi   Inghilterra e Svezia, la prima come beneficiaria e la seconda come danneggiata da quell'esperienza, sono  contrarie allaTobin tax. Naturalmente la riduzione delle transazioni ricasca sull'economia reale: sempre nello stesso studio dello scorso anno, la Commissione europea asseriva che la tassa avrebbe causato una riduzione del Pil tra lo 0,17% e l'1,76%. Contrazione del Pil che implica conseguenze disastrose  sull'occupazione: per la Commissione una TTF tra lo 0,01% e lo 0,1% avrebbe «un impatto negativo sull'occupazione rispettivamente tra il meno 0,03% e il meno 0,20%» che equivarrebbe a circa 500 mila posti di lavoro in meno in tutta Europa. In pratica si tratta solo di un ulteriore aggravio fiscale che, come tutte le tasse, non farà altro che deprimere l'economia.  Il paradosso della Tobin tax inoltre è che se ottiene molto gettito vuol dire che non ha bloccato la speculazione, mentre se blocca le transazioni produrrà poco gettito e quindi non potrà essere usata per fare investimenti come promettono politici e governi che la promuovono. A pagare la TTF saranno sempre i risparmiatori, su cui le banche caricheranno il costo aggiuntivo dell'imposizione, mentre i grandi speculatori, per sfuggire alla tassa. si sposteranno su altri mercati mondiali e senza fare troppa fatica perchè basterà andare a Londra. La lotta alla speculazione è solo uno specchietto per le allodole e la conferma è il fatto che il ministro dell'Economia Vittorio Grilli abbia evidenziato che la tassa «non si applica ai titoli di Stato». Forse che in questi ultimi tempi non ci sia stata speculazione sui titoli di Stato? E lla guerra degli spread? L'esenzione dei titoli pubblici non farà altro che spiazzare gli investimenti dal settore privato al finanziamento dei debiti pubblici. Vuol dire che in ogni caso, sia attraverso la tassazione che attraverso l'incentivo ad acquistare di titoli pubblici, lo Stato avrà più risorse a disposizione, a discapito di famiglie  imprese.

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