Libero lo sostiene da sempre, ora arriva anche la conferma della Corte dei Conti. Gli interventi Irpef sono “sfavorevoli per i contribuenti collocati nelle più basse classi di reddito complessivo: 20 milioni di soggetti, fino a 15 mila euro". Il presidente dei giudici contabili, Luigi Giampaolino, lo ha detto nel corso dell’audizione sulla legge di stabilità nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Secondo la magistratura contabile il taglio delle aliquote Irpef, che non tocca i 10 milioni di incapienti, avrebbe “risultati limitati” anche per i restanti 10 milioni, mentre l'aumento delle aliquote Iva inciderebbe in misura significativa”. La motivazione Rispetto al 2013, la scelta "più Iva/meno Irpef", ricorda Giampaolino, si basa su importi pressoché equivalenti (poco più di 5,4 miliardi) “frutto, da un lato, della riduzione delle prime due aliquote Irpef e della detassazione del salario di produttività e, dall’altro, della riduzione di un solo punto delle aliquote Iva rispetto alla legislazione vigente e dell’introduzione della franchigia per spese detraibili e deducibili e del tetto alle spese detraibili”. Dovrebbe risultare invece positivo il saldo Irpef per i 15 milioni di contribuenti che, afferma Giampaolino, dichiarano un reddito medio-basso (da 15.000 a 29.000 euro). Gli sgravi derivanti dal taglio alle aliquote Irpef “dovrebbero essere in grado di assorbire sia i nuovi limiti agli oneri deducibili e, soprattutto per tale tipologia di contribuenti, agli oneri detraibili; sia il maggiore carico fiscale determinato dall’aumento dell’Iva”