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Fiat: "Pomigliano, licenziamenti dipendono solo dal mercato auto"

Sergio Marchionne

Andrea Tempestini
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  Dopo la pioggia di critiche da parte del governo e del sempre presente Diego Della Valle, Fiat risponde al fuoco. La decisione sulla mobilità allo stabilimento di Pomigliano d'Arco, spiega il Lingotto in una nota, dipende "unicamente" dalle condizioni del emrcato dell'auto. La società sottolinea come queste iniziative siano alla base di "commenti in molti casi non pertinenti e inesatti". Fiat aggiunge che la procedura di mobilità ha "iter e tempi stabiliti" e quindi "non vi è alcuna urgenza". E ad ogni modo, "il rientro al lavoro di questi lavoratori è unicamente condizionato dalla domanda del mercato dell'auto italiano ed europeo, attualmente molto al di sotto delle previsioni". L'ad Sergio Marchionne, questa la sostanza, non retrocede di un millimetro dalle sue posizioni, e di fatto conferma la messa in mobilità per i 19 dipendenti che dovranno fare spazio ad altrettanti operai della Fiom di cui le toghe hanno imposto l'assunzione per motivi "discriminatori". "Non v'è urgenza" - "Per fare chiarezza sulla situazione" Fiat precisa che "la procedura di mobilità ha un iter e dei tempi tecnici prestabiliti per consentire ai soggetti preposti e alle organizzazioni sindacali di esaminarne le motivazioni. Nessuna iniziativa può essere avviata dall'azienda prima della conclusione della procedura, ovvero come minimo 45 giorni dall'avvio, e cioè dal 31 ottobre scorso. Non vi è pertanto alcuna urgenza. I 19 ricorrenti - continua la nota diffusa dal Lingotto - sono titolari di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con Fiat Group Automobiles, che non si è mai interrotto, e attualmente fruiscono come altri più di 1000 dipendenti del comprensorio di trattamento di cassa integrazione, oggetto di specifico accordo sindacale firmato il 6 luglio 2011. Il rientro al lavoro di questi lavoratori, con passaggio alla società FIP, è unicamente condizionato dalla domanda del mercato dell'auto italiano ed europeo, attualmente molto al di sotto delle previsioni", sottolinea il gruppo automobilistico. Che aggiunge: "E' inoltre importante ricordare le dure prese di posizione e le pesanti dichiarazioni con le quali i 19 ricorrenti hanno manifestato fin dall'inizio il loro giudizio negativo   sull'operazione Nuova Panda".   La conclusione - "Stupisce - passa al contrattacco il Lingotto - e induce qualche dubbio il fatto che questi storici oppositori pretendano oggi il passaggio in FIP, utilizzando una sentenza che non tiene nella minima considerazione le conseguenze sull'iniziativa industriale di Pomigliano, per la quale sono stati investiti 800 milioni di euro e che oggi sta dando lavoro complessivamente a circa 3000 persone" conclude la nota di Fiat.   

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