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Consumi, l'anno peggiore dal dopoguerra: ecco dove le famiglie hanno tagliato

Una raffica di segni negativi: dalla mobilità alle comunicazioni, dall'abbigliamento agli alberghi. Regge solo la grande distribuzione (perché a dicembre le persone non hanno viaggiato)

Andrea Tempestini
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Ormai il dato è noto. Il 2012 verrà ricordato come l'anno funesto per i consumi, in assoluto il peggiore dal dopoguerra. Confcommercio ha indicato a novembre una diminuzione del 2,9% in termini tendenziali e una flessione dello 0,1% rispetto al mese precedente.  Segni negativi - Le famiglie e i consumatori italiani hanno tagliato un po' su tutto. La raffica di segni negativi riguarda (quasi) tutti i comparti. Nel dettaglio gli italiani hanno speso l'8,1% per beni e servizi per la mobilità, hanno tagliato  il 4,1% per le comunicazioni, il 2,8% per alberghi e pasti fuori casa, il 2,8% anche su abbigliamento e calzature. Reggono alimentari e bevande, per le quali la spesa è scesa dello 0,3 per cento. Nel dettagio i consumatori hanno sforbiciato sugli acquisti "non food", quelli che non riguardano il cibo. Ma cambiano le abitudini sugli alimentari: i prodotti di marca sono stati sostituiti dagli unbranded, con il risultato che sono cresciuti i volumi di vendita ma è calato il valore del giro d'affari. E nel 2013 non è previsto alcun mutamento. Calano le spese - Secondo Adusbef e Federconsumatori, nel 2012 la contrazione finale dei consumi è stata pari al 4,7 per cento. In cifre, si tratta di una riduzione complessiva della spesa pari a 33,4 miliardi, ossia 1.391 euro a famiglia in meno. Anche Confcommercio continua a tratteggiare uno scenario a tinte fosche: "Difficilmente - scrive l'associazione - la nostra economia, e i consumi in particolare, potranno cominciare a mostrare nel breve periodo segnali di mutamento". Record preoccupanti - Altri segnali preoccupanti arrivano da Coop, che sottolinea come la spesa pro capite deflazionata non è mai stata così bassa dal 1974 per l'auto, dal 1984 per l'abbigliamento e dal 1994 per i viaggi. Unico segnale in controtendenza, qullo di dicembre relativo alla grande distribuzione. Se nelle prime due settimane del mese, in concomitanza con il pagamento Imu, la frenata era stata di 4 punti percentuali, a ridosso di Natale e Capodanno è stato registrato un inatteso progresso: le crescite della grande distribuzione sono cresciute del 5 per cento. Come leggere il dato - Ma anche quest'ultimo dato deve essere filtrato, interpretato. Non si tratta, infatti, di un cambio di marcia. Si tratta semplicemente di vasi comunicanti, all'interno dei quali comunque il passivo resta concreto. Semplicemente le famiglie italiane hanno tagliato altre spese: hanno rinunciato ai viaggi per le festività e alle cene nei ristoranti, per celebrare il Natale e il capodanno tra le mura domestiche. E nel 2013, infine, la Coop stima un ulteriore calo dell'1,3 per cento.

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