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Alitalia, ultimatum di Etihad. Ma Del Torchio smentisce. Referendum col giallo: niente quorum "ma l'accordo vale lo stesso"

Andrea Tempestini
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Caos Alitalia. Per il ministro Maurizio Lupi "siamo in dirittura d'arrivo". Così almeno diceva 10 giorni fa, il 15 luglio. Peccato però che ora il traguardo sembri molto più lontano. Si parla dell'acquisizione di Etihad per il salvataggio della compagnia. Acquisizione che potrebbe saltare: l'ad della compagnia araba, James Hogan - secondo quanto scrive il Corriere della Sera - avrebbe lanciato un ultimatum: per chiudere c'è tempo fino a lunedì 28 luglio, non un'ora in più. Tatticismo o reale minaccia? Lo si scoprirà tra pochi giorni. Il rischio che gli Emirati arabi però scappino, ora, si fa molto più concreto, e a quel punto il crac per Alitalia - la compagnia su cui, come vi abbiamo raccontato su Libero, la gente vola a "sbafo" - sarebbe inevitabile. Il consueto pasticcio all'Italiana, insomma, con barricate sindacali e tentennamenti societari. Eppure, da Alitalia, per voce dell'ad Gabriele Del Torchio, arriva una secca smentita alla voci sull'ultimatum: "Non mi risulta un ultimatum Etihad", ha commentato mentre entrava nella sede della compagnia di Fiumicino, dove stava per iniziare l'assemblea degli azionisti. L'assemblea è chiamata ad approvare, secondo quanto si è appreso, il bilancio dell'esercizio 2013 e l'aumento di capitale. Referendum, niente quorum - Lo stato disastrato di Alitalia è riassunto alla perfezione anche dall'esito del referendum sugli accordi integrativi e connessa riduzione del costo del lavoro per 31 milioni di euro per il 2014: la consultazione tra i lavoratori non ha raggiunto il quorum ma Cgil, Cisl e Uil confermano come l'accordo con la dirigenza resti valido: "L'azienda è viva e il lavoro è salvo", ha assicurato via Twitter Giovanni Luciano, segretario generale della Fit-Cisl. In 25 ore di seggi aperti, ha votato appena il 30% degli aventi diritto, mentre l'80% delle schede valide era a favore dell'accordo. Ma visto che la compagnia di bandiera è nel caos, ecco spuntare il giallo: secondo il segretario generale della Uiltrasporti Claudio Tarlazzi, infatti, sulla base del Testo Unico sulla rappresentanza il referendum non sarebbe valido: "Su un totale di 13.190 lavoratrici e lavoratori aventi diritto al voto - ha spiegato -, 3.555 sono stati i votanti, raggiungendo una percentuale pari al 26,95%". Lapalissiano e logico, ma si va avanti lo stesso. Resta da capire perché la stragrande maggioranza dei lavoratori si sia disinteressata al referendum: sfiducia nei sindacati o segnale di contrarietà all'accordo raggiunto dai loro rappresentanti? 

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